sabato 7 gennaio 2012

Liberalizzazioni, è allarme! "In tre anni 240 mila posti a rischio"

Le parole del premier Monti sulla libera concorrenza preoccupano le associazioni di categoria: "Non siamo d'accordo con questo provvedimento. Sbaglia chi pensa che con la possibilità di tenere aperti sempre gli esercizi si recuperano punti di Pil". Confcommercio: "Solo un regalo alla grande distribuzione"
ROMA - Liberalizzazioni equilibrate e pragmatiche "ma non timide", ha detto il premier Mario Monti 1 a Reggio Emilia per le celebrazioni del 215/o anniversario del Tricolore, spiegando che nella 'fase 2' del governo ci sarà ampio spazio per questo capitolo "riconoscendo che ogni settore dà un contributo, ma che è più equo se avviene in regime di libera concorrenza". L'obiettivo del governo sarà insomma quello di "fare saltare i colli di bottiglia" che ci sono. 


VIDEO Monti a Reggio Emilia 2

Ma contro questa prospettiva a lanciare l'allarme è il vice direttore generale di Confesercenti, Mauro Bussoni: "Per effetto delle liberalizzazioni e della crisi nei prossimi tre anni chiuderanno 80 mila esercizi commerciali e si perderanno 240 mila posti di lavoro". Per Bussoni il provvedimento allo studio del governo "è fuori dal mondo e favorisce solo la Grande
distribuzione, senza dare benefici ai cittadini". "Non siamo d'accordo con questo provvedimento - spiega Bussoni - e siamo preoccupati. Sbaglia chi pensa che con la possibilità di tenere aperti sempre gli esercizi si recuperano punti di Pil". 


"Se è un provvedimento per garantire la concorrenza - prosegue Bussoni - non lo capiamo. Ora la grande distribuzione detiene quote di mercato superiori al 70% e l'effetto delle liberalizzazioni farà spostare gli acquisti alla domenica, dove tradizionalmente si concentrano le spese nella Gdo". Dunque "è un provvedimento che non dà benefici al cittadino e rischia di creare uno squilibrio tra le diverse forme di distribuzione". Non ha caso, ironizza Bussoni, "gli unici che dicono che va bene sono i rappresentanti della Gdo".

Confesercenti ha chiesto alle Regioni "di chiedere l'illegittimità del provvedimento: Toscana, Lazio, Veneto e Piemonte hanno accolto il nostro invito e spero che altre aderiranno". Infine, conclude Bussoni, "c'è un problema di compatibilità sociale: se dobbiamo stare aperti sempre allora devono anche funzionare asili, scuole, sicurezza e trasporti. Per non parlare del problema della gestione del tempo libero in famiglia".

Critiche alle parole di Monti anche da Roberto Polidori, presidente di Confcommercio Roma, intervenuto così nel dibattito sulle liberalizzazioni dopo i suggerimenti fatti dall'Antitrust al Governo e al Parlamento. "Non è valido l'assioma secondo il quale più si sta aperti e più si vende e più si incassa. Il volume delle vendite è determinato dal potere d'acquisto dei consumatori, che in questo momento è bassissimo", non da quante ore al giorno si tengono alzate le saracinesche dei negozi. "Il diritto di legiferare su sanità e commercio - ricorda - spetta alle Regioni. Non si capisce perché lo Stato si sia riappropriato di questo diritto per fare un atto che è assolutamente insignificante. Siamo profondamente contrari. Si tratta solo si un regalo alla grande distribuzione". 

Per Polidori in Italia l'insieme della distribuzione al dettaglio "tra negozi, Gdo e outlet è il doppio della Francia e della Germania ed è tre volte quello della Gran Bretagna. Abbiamo un'organizzazione distributiva che è assolutamente la più estesa e la più diversificata d'Europa. Che cosa vogliamo di più? Di tutto si sentiva la necessità meno che di queste decisioni", continua aggiungendo che per un commerciante restare aperti dopo una certa ora significherebbe anche "dover fare i conti con la paura". Liberalizzare l'orario di apertura degli esercizi commerciali significa fare un "altro regalo alla grande distribuzione", assicura Polidori che conclude: "Prima di prendere decisioni di questo tipo le autorità dovrebbero sentire le nostre ragioni. Richiediamo maggiore attenzione e dialogo".

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