da Italia Oggi 27/12/2014 |
A causa della Grande Guerra mia nonna Maddalena è rimasta vedova con un figlio di 1 anno. Per vivere si è rimboccata le maniche e ha aperto l’attività, che all’epoca trattava bassa merceria. Durante la Seconda Guerra Mondiale, quando mio padre andò al fronte, la nonna si ammalò per la tristezza. Ma quando lui fortunatamente tornò a casa, seguì le orme di sua madre e prese in mano il negozio. Da allora, eccoci qua.
Questo è uno strano negozio di abbigliamento. In realtà ha di tutto.
Questo è il tipico negozio di vicinato e di paese. L’abbigliamento è il settore principale, per uomo, donna e bambino. Ma abbiamo di tutto, dalla biancheria per la casa all’intimo, dai pigiami al regalo. E’ per dare servizio completo ai clienti, a chi vuole fare riferimento a noi come punto vendita di fiducia. Qui, in poco spazio, si trova tutto.
Chiuppano è una piccola cittadina non propriamente turistica. Come fa un’attività come la sua a sostenersi di questi tempi?
La nostra clientela è formata al 60% da persone che arrivano da fuori. Segno che sappiamo lavorare e sappiamo dare un’offerta diversa dalla distribuzione di massa, che oggi rende tutte le città uguali. Non siamo schiavi della pubblicità, lavoriamo sul rapporto qualità/prezzo e ci identifichiamo.
Ci spieghi meglio.
I negozi in franchising di basso e medio riferimento si trovano in ogni città, con lo stesso allestimento, lo stesso prodotto e le stesse vetrine. E quegli stessi marchi si trovano nei centri commerciali. I clienti trovano le stesse cose dappertutto. Oggi ci sono pochissimi negozi che hanno un’immagine personale e diversa, con prodotto scelto dai titolari e che propongono alternative e aiutano il cliente a sviluppare un gusto personale. Noi abbiamo tutto questo.
Come riuscite a competere con la grande distribuzione, le super aperture e gli orari non stop?
Io sono un gran lavoratore e vengo da una famiglia di lavoratori. E lavorando mi sono reso conto che con meno stress si lavora molto meglio. Ho 2 commesse che lavorano part-time, hanno tempo per la famiglia e aiutano me alleggerendomi. I negozi di vicinato garantiscono posti di lavoro di qualità, con contratti veri e rispettosi per le persone. Siamo aperti dal 1926 e da allora le nostre domeniche di aperture sono 2 o 3 l’anno. Siamo sempre rimasti in piedi e questo per un semplice motivo: sappiamo lavorare e gestire la nostra attività. I centri commerciali hanno la possibilità economica di tenere aperto la domenica, noi abbiamo la testa per tenerla chiusa. Se vogliamo costruire una società sana, la domenica è per la famiglia, per la natura, l’arte e la cultura.
Ma l’affluenza di un centro commerciale in città non sarà quella del centro di Chiuppano…
Alla fine la gente è la stessa e i soldi sono quelli. Con le aperture domenicali si è registrato un calo del 20% dei consumi. Direi che è un segnale negativo. I negozi di vicinato hanno merce che vale. Oggi i clienti sono disorientati perché con l’avvento dei prodotti cinesi la gente ha perso il senso del valore dei prodotti. E poi vuole mettere la soddisfazione di fare shopping in un centro cittadino, incontrando la gente e godendo il paesaggio?
Qual è la ricetta del suo successo?
La passione per il lavoro e l’amore per la vita. Sono ragioniere, ma amo il contatto con la gente, usare la fantasia e la creatività. Mi piace scegliere e anche consigliare i miei clienti a tirare fuori il bello che hanno dentro ed esprimerlo fuori con l’abbigliamento. Non forziamo l’acquisto, ci limitiamo a suggerire con buon gusto e simpatia.
Come immagina questo Natale?
Come il precedente. La gente adesso spende per cose utili e cerca un rapporto tra la qualità e il prezzo di ciò che compera. Per il resto, aspetta le svendite. Però c’è un aspetto bello della crisi. La gente ha riscoperto la vita vera, le emozioni e la bellezza della natura. Siamo cresciuti nell’abbondanza e prima c’era troppo. Ogni sera, prima di andare a letto faccio una riflessione: quando si ha l’indispensabile, quando si ha la famiglia, la salute, un lavoro e dei rapporti umani, che cos’altro si deve volere di più?
Anna Bianchini
Cari colleghi ,dite la verità vi rispecchiate nelle parole di questo commerciante innamorato del proprio lavoro ? Io sì ,profondamente.