venerdì 31 agosto 2012
giovedì 23 agosto 2012
Il «cash mob» per aiutare un negozio in crisi - Milano
PERCHE' NON PROVARE ?
PRIMO GRUPPO ITALIANO È APPENA NATO: APPUNTAMENTO IL 14 APRILE IN PIAZZALE BACONE
Il «cash mob» per aiutare un
negozio in crisi
I partecipanti entreranno in massa e spenderanno almeno 10 euro a testa.
Segreto fino all'ultimo il «beneficiato»
I cash mob sono nati la scorsa estate degli usa
MILANO – Un negozio milanese rischia la chiusura, gli affari scarseggiano, l’affitto è raddoppiato. Tutti ottimi motivi per aiutarlo a risollevare le sorti, organizzandovi, il prossimo 14 di aprile, il primo cash mobitaliano. Ovvero – alla moda deiflash mob - un incontro informale di un gruppo di persone che si danno appuntamento in un dato luogo a una data ora, con un obiettivo comune. In questo caso, recarsi in un esercizio commerciale e spendervi almeno 10 euro per acquistare qualcosa e foraggiarne le casse, almeno per un giorno. È la prima volta che un cash mob avviene in Italia:queste iniziative, nate la scorsa estate negli Stati Uniti, non avevano ancora trovato volontari disposti a venerdì 17 agosto 2012
martedì 14 agosto 2012
LA NUOVA TRAPPOLA DEGLI EUROCRATI: il "FONDO EUROPEO DI REDENZIONE"
lunedì 13 agosto 2012
Chi conosce - anche a grandi linee - i trattati sopracitati (pareggio di bilancio, MES e Fiscal Compact) sa bene quali devastanti effetti questi avranno sull'economia, o meglio sulle nostre vite, effetti la cui gestione, probabilmente tra qualche anno richiederà l'intervento di Eurogendfor;
Ma non è finita!
Gli squali famelici dell'eurocrazia non sono ancora soddisfatti, e per essere sicuri di fare TABULA RASA, hanno tirato fuori dal cilindro anche l'ERF, letteralmente "European Redemption Fund", cioè "Fondo di Redenzione Europeo" di cui abbiamo parlato già un mese fa, con l'articolo "Si chiama ERF l'ultima trappola degli eurocrati per arrivare alla nostra riserva aurea"
Di seguito vi proponiamo alcuni articoli per approfondire la questione:
Fondo europeo di Redenzione. Si chiude la gabbia.
di Italo Romano
Lo scorso 13 Giugno il Parlamento europeo ha approvato il “two-pack“ il provvedimento per il rafforzamento della governance Ue. L’Assemblea riunita a Strasburgo ha adattato entrambe le relazioni in cui era diviso il testo. La prima relazione (relazione Gauze’s) e’ stata approvata con 471 voti a favore, 97 contrari e 78 astensioni, la seconda relazione (relazione Ferreira) e’ stata approva con 501 voti a favore, 138 contrari e 36 astensioni.
Il parlamento Ue ha detto ”si” alla creazione di un (Fondo europeo di ”redenzione” (European redemption fund, ERF).
La proposta, formulata dal Consiglio degli esperti economici della Cancelleria tedesca Angela Merkel, prevede di far confluire nel Fondo l’importo dei debiti pubblici degli Stati dell’Eurozona per la parte eccedente il 60% del PIL. L’ERF emetterebbe titoli (per complessivi 2.300 miliardi di euro, secondo i calcoli dello stesso Consiglio degli esperti economici) per una durata massima di 20-25 anni garantiti dal gettito delle imposte riscosse a livello nazionale e da asset pubblici, in particolare, riserve auree e di valuta estera dei Paesi assistiti. Gli Stati sarebbero dunque tenuti a rimborsare il fondo entro il periodo indicato 20-25 anni, durante il quale dovrebbero raggiungere (come già imposto peraltro dal Patto di stabilità e dal Fiscal compact) la soglia del 60% di debito/PIL, garantendo una gestione virtuosa dei conti pubblici ed evitando il rischio di azzardo morale.
Secondo i calcoli degli esperti economici tedeschi, l’Italia parteciperebbe al Fondo con una quota parti al 40% (la più alta tra i Paesi partecipanti), e per rimborsare il suo debito entro il termine stabilito (20-25 anni) dovrebbe produrre ogni anno, assumendo una crescita annua del PIL nominale pari al 3%, un avanzo primario pari al 4,2% del PIL. A loro avviso, il raggiungimento di questo obiettivo richiederebbe una rigorosa disciplina fiscale, annullando di fatto il rischio di azzardo morale, ma produrrebbe nel contempo una consistente riduzione dei costi di rifinanziamento del debito. In assenza del Fondo, infatti, per ridurre il debito al di sotto del 60%, l’Italia, assumendo un tasso di interesse sui titoli di Stato pari al 7%, dovrebbe assicurare un avanzo primario superiore all’8% del PIL.
Problema-reazione-soluzione: chiudono la gabbia.
Gli Stati partecipanti devono garantire l’introduzione di norme vincolanti, di rango costituzionale, che assicurino il pareggio di bilancio (come l’Italia ha già fatto), in mondo da evitare che la quota di debito non compresa nel Fondo non ecceda nuovamente la soglia del 60% del PIL.
In pratica, questo fondo, se in Italia sarà approvato, andrà a pignorare le entrate tributarie, dato che abbiamo un debito pubblico superiore al 60% del Pil (oltre il doppio), per un ventennio circa. L’Italia verserà in questo fondo 954 miliardi di euro. Il colmo è che per dare garanzie il fondo, lo Stato italiano, che sarà per così dire beneficiario di questo vero e proprio “pignoramento“, dovrà tirare fuori le proprie riserve di oro, unica certezza rimasta, in quanto il prezioso metallo è l’unica “valuta” universalmente riconosciuta e accettate che non dipende dagli sbalzi d’umore dei mercati finanziari e dalle legnate delle agenzie di rating. Una volta messo l’oro sul piatto, il fondo procederà a pignorarci le entrate tributarie fino al 2035. Ovvio che se le tasse non bastano questi si pappano tutta la riserva aurifera.
Ovviamente in Italia non esiste un dibattito pubblico su questa nuova invenzione europeista. Vige il silenzio totale. Alla faccia della democrazia! Si è parlato di questo anche nel vertice europeo dello scorso 28-29 giugno, ma i telegiornali all’epoca parlavano solo degli europei di calcio e di come affrontare i mitologici cicloni africani.
Si parlava tanto di censura mediatica sotto il Governo Berlusconi, oggi invece gli alfieri della libera informazione sono spariti. Erano milioni, ora si sono dileguati. Misteri d’Italia! I telegiornali sono oramai delle repliche dei rotocalchi pomeridiani, pieni zeppi di cronaca nera, rosa, sport e boiate simili.
sabato 11 agosto 2012
Non si placano le polemiche sui premi di produttività assegnati anche a dirigenti incriminati per sottrazione di fondi pubblici della Regione Molise. Ecco un MANIFESTO PUBBLICO: "La società civile risponde al Dr. Antonio Francioni" .
Scritto da Luciana Pascarelli - Giuliana Trentalance |
Il Direttore Generale della Giunta Regionale del Molise, dottor Antonio Francioni, in una lettera aperta, pubblicata dal Quotidiano del Molise del 31 luglio scorso, si meraviglia del fatto che la società civile abbia ignorato la scarsa retribuzione dei dirigenti regionali a fronte delle laute retribuzioni dei consiglieri.
Infatti testualmente afferma: “Ritengo mio dovere difendere in maniera ferma un comparto della vita istituzionale essenziale al suo funzionamento: si tratta di persone che con passione e dedizione (pur con qualche eccezione) affrontano l’immane fatica del funzionamento di una macchina regionale complicatissima e sempre più soggetta a modifiche e trasformazioni. Parliamo di persone che guadagnano attorno ai 3.500 euro mensili: molto meno di coloro che si indignano e denunciano. Ripeto :molto meno ed è singolare che la cosiddetta “società civile “non abbia mai affrontato quest’aspetto !!!!“
Proprio nella qualità di semplici rappresentanti della società civile, cogliamo volentieri l’invito del direttore generale con le seguenti semplici osservazioni:
1. 3.500 euro mensili, nel corso di una gravissima crisi economica, rappresentano una lauta retribuzione, sicuramente molto più elevata di quella media oggi in Italia, sia nel settore pubblico che in quello privato.
Se poi si somma alla retribuzione il premio di produttività annuale, che, da quanto pubblicato nei giorni scorsi, è superiore ai 20.000 euro, la retribuzione supera di parecchio i 3.500 euro dichiarati.
2. Stupisce poi che il dott. Francioni abbia deciso, solo dopo diversi giorni, di sospendere, non di annullare, l’erogazione degli incentivi a due dirigenti incriminati per sottrazione di fondi pubblici: possibile che un direttore generale nell’attribuire premi di produttività ai dirigenti non sappia che due di essi sono sottoinchiesta?
3. Probabilmente le polemiche su tali retribuzioni scaturiscono dal fatto che i cittadini non percepiscono
1. 3.500 euro mensili, nel corso di una gravissima crisi economica, rappresentano una lauta retribuzione, sicuramente molto più elevata di quella media oggi in Italia, sia nel settore pubblico che in quello privato.
Se poi si somma alla retribuzione il premio di produttività annuale, che, da quanto pubblicato nei giorni scorsi, è superiore ai 20.000 euro, la retribuzione supera di parecchio i 3.500 euro dichiarati.
2. Stupisce poi che il dott. Francioni abbia deciso, solo dopo diversi giorni, di sospendere, non di annullare, l’erogazione degli incentivi a due dirigenti incriminati per sottrazione di fondi pubblici: possibile che un direttore generale nell’attribuire premi di produttività ai dirigenti non sappia che due di essi sono sottoinchiesta?
3. Probabilmente le polemiche su tali retribuzioni scaturiscono dal fatto che i cittadini non percepiscono
SEMPRE PIU' DISAGIATI ? . Treni per Roma inadeguati, la Polverini suggerisce: fine corsa a Cassino.
giovedì 9 agosto 2012
L'EURO, UN MACIGNO CHE CI DISTRUGGE. col fiscal compact abbiamo firmato un'altra cambiale in bianco.
È questa la tesi di Carlo Borghi Aquilini docente degli intermediari finanziari in Cattolica
L'euro, un macigno che ci distrugge
Col fiscal compact abbiamo firmato un'altra cambiale in bianco
di Gianluigi Da Rold* *da ilsussidiario.com
Uscire dall'euro? E perché no? Quale tipo di sfracelli accadrebbero per il nostro Paese? In genere si parla di una sorta di cataclisma economico e finanziario. E indubbiamente, anche se la cosa non potrebbe avvenire dall'oggi al domani, le stime che si sentono fare sono piuttosto allarmanti, con un crollo del 30, 40, 50 per cento, e forse più, dopo un possibile ritorno alla lira.
Secondo alcuni, il processo sarà inevitabile e più tardi avverrà, peggio sarà per l'Italia. Il professor Claudio Borghi Aquilini, docente di Economia degli intermediari finanziari all'Università Cattolica di Milano, da diverso tempo scrive sull'insostenibilità per l'Italia di restare nell'euro. E precisa anche che non è affatto vero che lui ce l'abbia con la Germania e con i tedeschi. Risponde infatti: «Che cosa penso della Germania? Il meglio possibile, perché stanno facendo esattamente i loro interessi. Non so se tutto gli riuscirà come vogliono fare. Ma non c'è alcun dubbio che le cose ai tedeschi e alla Germania stiano, adesso, andando benissimo. Si stanno finanziando a tasso zero e stanno massacrando il loro vero competitor industriale in Europa, cioè noi, l'Italia. Se fossi un tedesco e dovessi immaginare, dal punto di vista economico e finanziario un «mondo ideale», un «mondo perfetto», non farei che immaginare questo mondo dell'euro nell'anno 2012».
Domanda.
Forse lei riserva la sue critiche ad altri?
Risposta. È evidente. Io sto criticando questo nostro atteggiamento supino, assurdo, che non guarda e non tutela affatto gli interessi dell'Italia e si piega continuamente alla logica che sta imponendo la Germania. Guardi che non sono sempre stato un euroscettico accanito. Quando si entrò nell'euro pensavo che pagare tassi di interessi inferiori allo Stato servisse, anche se mi rendevo conto che una moneta forte come l'euro ci avrebbe messo in difficoltà. Ma due anni fa mi sono interrogato sul fatto che con i nostri contributi al Fondo Salva-Stati dovevamo contribuire a ripianare le perdite sui titoli greci, di cui si sono imbottite le banche tedesche.
D. E dopo?
R. Poi mi sono andato a rivedere il Trattato di Maastricht, lettura che consiglio a tutti, e credo di aver compreso che trappolone nascondeva per la nostra industria. Viste tutte queste cose, mi sono detto che i
lunedì 6 agosto 2012
sabato 4 agosto 2012
VITALIZI DELLA POLITICA: BOCCIATO LA RIDUZIONE IN MOLISE (il consiglio regionale ha respinto la riduzione dei vitalizi perché "diritti acquisiti") ALLA PARI DEL PARLAMENTO ITALIANO ALLA FACCIA DELLA CRISI (per gli altri ma non per loro!) .....
Fuori i soldi!
Quando si afferma che in Italia non ci sono soldi, che non si possono fare tagli, si afferma una colossale balla. Semplicemente, il Sistema non può segare il ramo dove è seduto, un ramo di privilegi, di connivenze, di "roba" dello Stato affidata agli amici, di opere inutili come la Tav affidate alle cooperative rosse, di sperperi colossali senza ritorno occupazionale. Rigor Montis è ridotto alla parte del mendicante, del viandante europeo con il piattino in mano per chiedere agli Stati europei di comprare i nostri titoli per non fallire. Un giorno a Berlino, il giorno seguente a Helsinki e il successivo a Parigi. I premier europei lo scansano come un questuante. Ma i soldi ci sono, bisogna solo andarli a prendere.
Iniziamo oggi con i risparmi dalle pensioni d'oro che gridano vendetta al cospetto di Dio, degli imprenditori suicidi, degli operai in mezzo a una strada, delle devastazione del tessuto produttivo delle PMI, degli esodati presi per i fondelli. Le pensioni d'oro sono100.000 con un costo annuo di 13 miliardi, se venissero abbassate a 5.000 euro netti al mese, il risparmio ANNUALE sarebbe superiore ai 7 miliardi di euro. In luglio i parlamentari hanno bocciato un emendamento per portare le pensioni d'oro a un minimo di 6.000 euro netti al mese e, se cumulate
Iniziamo oggi con i risparmi dalle pensioni d'oro che gridano vendetta al cospetto di Dio, degli imprenditori suicidi, degli operai in mezzo a una strada, delle devastazione del tessuto produttivo delle PMI, degli esodati presi per i fondelli. Le pensioni d'oro sono100.000 con un costo annuo di 13 miliardi, se venissero abbassate a 5.000 euro netti al mese, il risparmio ANNUALE sarebbe superiore ai 7 miliardi di euro. In luglio i parlamentari hanno bocciato un emendamento per portare le pensioni d'oro a un minimo di 6.000 euro netti al mese e, se cumulate
venerdì 3 agosto 2012
giovedì 2 agosto 2012
CRESCE IL "NO" ALL'EURO: Economisti e premi nobel scaricano la moneta unica -troppi errori- MA DA NOI IL DIBATTITO RESTA UN TABU'
Riporto questo articolo di Claudio Borghi, apparso sul Giornale di oggi, a pagina 3. Lo ringrazio di avermi citato, "senza pregiudizi".
di Claudio Borghi @borghi_claudio
Il contrasto fra il dibattito internazionale in merito agli errori nella costruzione dell'Euro e il silenzio totale della politica Italiana sul tema è impressionante. Eppure si tratta di argomenti che, oltre ad essere profondamente pervasivi, vedono un'opinione pubblica divisa a metà e una fortissima e qualificata corrente di opinione da parte di economisti internazionali di assoluto prestigio: in teoria quindi condizioni ideali per la nascita di un dibattito di largo spessore.
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