venerdì 26 settembre 2014

IN DISCUSSIONE IN PARLAMENTO LA LEGGE DI MODIFICA DELLE APERTURE DOMENICALI ALCUNI INTERVENTI DEI VARI ESPONENTI POLITICI. CHIARA PRESA DI POSIZIONE DELLA LEGA A FAVORE DELLE CHIUSURE DOMENICALI.



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COMMERCIO, LEGA: APERTURE DOMENICALI MINACCIANO FAMIGLIA E PICCOLI NEGOZI

“Le liberalizzazioni hanno dopato il commercio. Le aperture domenicali ‘scippano’ spazi familiari e sono una minaccia gravissima per i piccoli negozi”. Con queste parole il deputato leghista Stefano Allasia oggi in aula ha difeso la linea di opposizione alle aperture festive. In una serie di emendamenti – tutti bocciati – alla “disciplina sugli orari di apertura”, il Carroccio propone di portare a 12 le chiusure festive obbligatorie, di affidarne la competenza alle Regioni e di potenziare le agevolazioni al piccolo commercio.
“Una maggioranza prona ai poteri forti della grande distribuzione sta avallando un provvedimento che è uno sgambetto ai piccoli esercizi commerciali, che certo non hanno risorse, persone e mezzi per tenere aperti a oltranza. In questo modo ai giganti del commercio si offrono gli spazi per fare concorrenza sleale alle piccole botteghe”. “E ai piccoli negozi si concede il contentino di 18milioni di euro di incentivi, una miseria se si considera che dovrà essere spalmata su tutte le regioni”. “Contestiamo la politica prona al consumismo più sfrenato di questa maggioranza che fa il contrario di quanto dice: penalizza le famiglie e si piega ai poteri forti”.


Il Corriere della Sera descrive la proposta di legge sulla regolamentazione dell'apertura degli esercizi commerciali nelle festività. Nel tardo pomeriggio la Camera dei Deputati ha approvato il testo. É il risultato di una mediazione difficile.



martedì 16 settembre 2014

Raccogliamo una delle tante testimonianze dei "commercianti con l'anima" di questa Italia in malora.

La testimonianza di uno di noi ....
Riportata dagli amici del movimento Domenica no Grazie Italia

"Sono proprietario da Quasi 20 anni di uno splendido negozio in una grande città...permettetemi il termine "splendido" ma è così. ..lo hanno reso splendido i miei genitori e prima ancora i miei nonni. .sapete!? a inizio secolo si chiamavano "botteghe" ed erano dei piccoli gioielli nel cuore della città. .si insegnava l'arte manuale, si insegnava a distinguere i pezzi migliori attraverso gli odori che essi emanavano. .si insegnava al cliente la qualità, la ricercatezza, la resistenza del prodotto e questi ne erano entusiasti...
Di quell'arte, noi della terza generazione, abbiamo fatto di tutto per portarla avanti. .abbiamo scavato nei ricordi e negli appunti dei nostri nonni e dei nostri genitori per offrirla alla nuova generazione. . non nascondo che la nostra clientela l'apprezzi ancora ma devo ammettere che, col tempo e per "colpa parsimonia"delle famiglie, gli incassi sono notevolmente calati...
So che il prodotto italiano di qualità è un vanto, so che vuol essere venduto ma mi rendo conto ogni giorno di più che il mio Stato non la pensa così. ..
Ha aperto le porte in maniera così spropositata alle grandi multinazionali italiane , anzi, soprattutto estere, mandando in overdose la produzione di articoli, prodotti, abbigliamento tanto da soffocare noi piccoli "custodi della qualità" e la qualità stessa!!
Perdonatemi. .mi sto dilungando ma so che solo i lavoratori e i titolari come me possono capire fino in fondo il danno che le liberalizzazioni hanno creato. .
So che vi state dando da fare da diversi anni. .so che a breve ci dovrebbe essere la "resa dei conti" e vi faccio il mio più grande "in bocca al lupo"...anche se non si dovesse risolvere a favore nostro. .sarò felice lo stesso perché so che ci avete creduto sin dall'inizio in questa lotta e che avete nel cuore il bene del nostro settore!
buon lavoro ragazzi! "



PS:  A QUESTO PUNTO CI CHIEDIAMO: PERCHE' ELEGGIAMO POLITICI CHE INVECE DI FAR CRESCERE IL PAESE LO AFFOSSANO SEMPRE PIU' ?

lunedì 15 settembre 2014

Le cinque sfumature di crisi che hanno colpito gli italiani (te compreso!)

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L’Italia è tecnicamente uscita dalla recessione.
Questo vuol dire che, finalmente, abbiamo abbandonato il segno meno nel bollettino (di guerra) che continuava a ripetere l’Istat da un po’ di anni a questa parte.
La “crescita” del Pil nel quarto trimestre del 2013 è stata dello 0,1% dopo nove trimestri in rosso (vedi il grafico sotto).
andamento-pil-italia-dal-2007-al-2014Non bisogna mai dimenticare, però, che dietro i freddi numeri negativi, gli indici rossi e lo spread ci sono persone, famiglie, posti di lavoro, conti correnti a secco e frigoriferi vuoti.
L’impatto sociale della crisi in Italia è stato enorme. L’ha indagato dall’Ocse nel suo rapporto “Society at a Glance 2014”, prendendo in considerazione il quinquennio 2007-2012.

1. Famiglie

Le famiglie italiane hanno perso 2.400 euro di reddito in cinque anni: quasi il doppio della media europea. L’Italia, insieme agli altri Paesi Ocse più colpiti dalla crisi (Estonia, Grecia, Spagna, Irlanda, Islanda e Portogallo), ha visto aumentare il numero di emigranti (+50% dall’inizio della crisi). Purtroppo queste persone che hanno deciso di abbandonare il Belpaese sono soprattutto giovani e competenti.
Il tasso di fertilità della popolazione italiana è di 1,5 figli per donna: ben al di sotto del tasso di rimpiazzo di 2,1 (quel tasso di nati che basterebbe a rendere costante il livello della popolazione). Complice del risultato è il ritardo dei giovani nel costruirsi una famiglia, anche a causa dei loro problemi sul mercato del lavoro.

2. Lavoro

Con  la crisi ovviamente è salita la disoccupazione (+6,3%, contro una media Ocse del 3,2%), con igiovani che se la passano peggio degli adulti. A questo proposito, ricordiamo che sono aumentati anche i NEET (+5,1% tra il 2007 e il 2012, portando l’Italia al terzo posto dopo Turchia e Grecia).
I problemi occupazionali tra l’altro non si ripercuotono solo sui singoli, ma anche sul resto della famiglia: lapercentuale di persone che vivono in famiglie senza lavoro (quelle in  cui membri sono tutti disoccupati/inattivi) è cresciuta nel 2007-2012 del 2,5%.
disoccupazione-in-italia

3. Povertà

La percentuale di persone che non può permettersi di comprare cibo a sufficienza è salita del 2,8%, contro una media Ocse del 2,3%. I giovani fra i 18 e i 25 anni e gli under 18 sono diventate le fasce di età più a rischio povertà (rispettivamente 15,4% e 17,8%), davanti sia ai quarantenni, sia agli over 75.

4. Diseguaglianze

Tra il 2007 e il 2010, il 10% più povero ha perso in media il 6% all’anno del proprio reddito disponibile, mentre il 10% più ricco ha perso solo l’1%. Il divario tra ricchi e poveri è salito di 1,3 punti (contro una media Ocse di 0,3).

5. Scuola

L’Italia, insieme a Ungheria, Islanda, Svezia, Svizzera e Usa, è uno dei Paesi Ocse che nel biennio 2009-2010ha tagliato di più le spese per la scuola in percentuale del Pil: quasi il 5%. Tagli che rendono l’istruzione ancora più costosa per le famiglie a basso reddito, già provate dalla crisi.
Le conseguenze, lo si può facilmente immaginare, sono molto gravi nel lungo periodo secondo l’Ocse: non solo in termini di bassa partecipazione ai percorsi scolastici, ma anche di pessimi risultati degli studenti e minore mobilità sociale dei giovani nati in famiglie a basso reddito.

A colpo d’occhio

Ecco un’infografica che riassume l’impatto della crisi sulla società italiana.
Cinque sfumature di crisi in Italia (2007-2012)
infografica-crisi-italia

L’Italia bocciata alla prova della crisi

L’Ocse interpreta la crisi come uno stress test – un banco di prova – per le politiche sociali dei diversi Paesi.
Come è facile immaginare, l’indagine bacchetta l’Italia, entrata nella Grande Recessione “con un sistema di previdenza sociale scarsamente preparato ad affrontare un forte aumento della disoccupazione, soprattutto di lungo periodo e della povertà”. Come l’Ue nel gennaio scorso, anche l’Ocse ha rimproverato all’Italia la bassa diffusione dei sussidi di disoccupazione e la mancanza di un reddito minimo garantito.
Non solo: l’Italia in questo periodo ha tagliato la spesa sociale. A fronte di un calo del Pil del 7,2% tra il 2007 e il 2013, la spesa sociale è scesa del 3,7%. Infine, i trasferimenti sociali sono stati paradossalmente più ingenti per il 30% delle famiglie più ricche (+161% rispetto ai trasferimenti medi del 2010) che per quelle più povere (+51% rispetto ai trasferimenti medi del 2010).
Questa è una tendenza tipica dei Paesi con alta pressione fiscale, nota l’Ocse. Alla faccia del nostro sistema tributario improntato a “criteri di progressività” (o almeno, così recita il secondo comma dell’art. 53 della Costituzione italiana).

Cosa possono fare i piccoli risparmiatori?

Noi di Advise Only non possiamo risolvere i problemi dell’Italia e nemmeno alleviare i guasti della crisi sulla società italiana.
Però nel nostro piccolo, abbiamo il preciso obiettivo di aiutarvi a investire bene i risparmi, nonostante la crisi. Sul nostro sito sono infatti disponibili gratuitamente un migliaio di idee di investimento. Tra queste, segnaliamo in particolare i nostri tre portafogli anti-crisi: Euro OKEuro Tsunami e Intermedio.
Per seguirli e copiarli, basta iscriverti al nostro sito, gratis!

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