giovedì 15 luglio 2010

STATI GENERALI DELL'ECONOMIA REGIONALE: IL MOLISE. Il contributo di CommercioAttivo sul tema Innovazione e competitività

TAVOLO  DI  LAVORO: Innovazione e competitività 
Il commercio tra realtà urbana e territorio  di Giulia D'ambrosio*



Il forte e radicato legame col territorio regionale  degli operatori del commercio e dell’artigianato  ci induce a cercare pur nella grave preoccupazione della   attuale crisi economica ogni possibile risorsa  utile  non solo alla sopravvivenza ma allo sviluppo della nostra realtà regionale, per la quale caparbiamente ci piacerebbe difenderne l’autonomia. In tal senso bisogna operare ed ottenere nel più breve tempo possibile una ottimizzazione delle risorse ed una forte 




razionalizzazione della spesa pubblica nell’ottica della salvaguardia delle basilari condizioni di welfare, delle infrastrutture,della tutela dell’ambiente e dell’agricoltura e di  tutte le attività economiche a base territoriale , forti di quella tensione univoca  capace di produrre forza lavoro e di arrestare la perdita di popolazione,soprattutto in età giovanile, che è la vera grave emergenza regionale. Senza tali premesse innovazione  e competitività resterebbero  solo buone intenzioni.

Gli effetti  molteplici della globalizzazione hanno mutato gli assetti tradizionali del commercio con una velocità talmente consistente che non tutte le frange economiche sono riuscite a tenere il passo  o se vogliamo a creare argini o barriere in grado di contenere  gli effetti devastanti  che si sono abbattuti sulle piccole e medie imprese italiane. In particolare crediamo nel bisogno estremo di riscrivere le regole dei nuovi insediamenti commerciali , spesso frutto di accordi tra multinazionali che poco hanno a che fare col territorio  ma che si insediano con la lusinga dell’immissione di nuovi posti di lavoro dipendente a fronte dei quali altrettante attività commerciali abbasseranno le serrande .Gli effetti  dissocianti del mercato economico si sovrappongono poi  a quelli urbanistici ed è su questo che dovremo discutere. Dal nostro punto di vista il nuovo strumento di programmazione individuato dalla legge regionale sui piani di sviluppo urbano (PISU)può concorrere ad evidenziare il ruolo dei centri storici nel contesto territoriale di appartenenza rispetto alle politiche di area e propone di:
·        Attivare la partecipazione  ed  il concorso degli operatori e dei residenti 
·        affidare al Comune il ruolo di promuovere e governare i processi di rivitalizzazione economica e sociale, insieme a quelli di riqualificazione edilizia, infrastrutturale e urbana ad esempio l’incentivazione del trasporto pubblico locale che questo strumento di programmazione favorisce.
·        Negli ambiti di rivitalizzazione prioritaria inoltre, delimitando le aree di maggior degrado :
·        1) sviluppare su di esse una progettazione coordinata tra interventi di recupero e sistemazione di spazi pubblici e infrastrutture.
·        2) assicurare ai soggetti attuatori un incentivo economico consistente in una superficie edificatoria premiale rapportata al costo degli interventi, realizzabile in aree esterne al centro storico nel binomio sviluppo economico e urbanistico a fronte di questo impegno pubblico/privato.
·        Far coincidere le “zone a burocrazia zero “ con le “zone franche”come da recente delibera CIPE.


Per questo riflettere sul vissuto della città, sulla percezione degli ingressi e sul tessuto che si sviluppa intorno alle piazze, significa riflettere sul turismo, sul concetto di distretto urbano del commercio più che di “centro commerciale naturale”, sull’assimilazione a museo di negozi e laboratori storici. Dobbiamo riappropriarci del centro urbano e lavorare tutti ciascuno per la propria parte per creare una consapevolezza nuova, anche in termini di identità commerciale. In Italia il commercio deve ancora essere integrato all’interno della progettazione urbanistica che ancora fatica a riconoscerne la rilevanza per una completa riqualificazione urbana. Nel nostro contesto è urgente dotare le città di un Piano Regolatore che freni lo sviluppo selvaggio  e ne organizzi i contenuti.

Le scelte delle pubbliche Amministrazioni influenzano notevolmente il commercio sia nella qualità urbana che nei servizi o l’accessibilità  ed in termini più ampi con le infrastrutture e i nuovi insediamenti.
In questo contesto, il centro storico e le aree in prossimità costituiscono uno specifico ambito territoriale nel quale si deve cercare  di operare per rendere compatibili i piani dei servizi con le funzioni territoriali in ordine alla viabilità, alla mobilità dei consumatori e all’arredo urbano, utilizzando anche specifiche misure di sostegno normativo e finanziario, predisponendo dei piani che possono assumere un particolare rilievo nelle politiche di riqualificazione      delle aree urbane e territoriali dei maggiori centri della regione, ponendo le basi di un attivo rapporto collaborativo con gli operatori pubblici, commerciali, artigianali e dei servizi che, su queste aree svolgono la loro attività.
In questo contesto le aree interne dovranno avere organizzazioni di nuclei più ampi in forme coordinate  di commercio e servizi tali da servire popolazioni  che sostengono i  nostri comuni che in gran prevalenza non raggiungono neppure i 3000 abitanti (63 comuni hanno meno di 1000 abitanti) ma che sostengono larga parte del territorio a vocazione agricola,ricchi di valori paesaggistici ,artistici e storici  che in larga parte rischiano la desertificazione.                                                                                                                                                           2                    
Tra i fattori negativi sul territorio rileviamo:
1)minore propensione alla spesa conseguente alla crisi economica .
2) scarsa crescita demografica,fenomeni di emigrazione giovanile
3)molti piccoli comuni in scarsa relazione tra loro
4) scarsa attenzione sui mercati rionali che rappresentano luoghi utili allo smercio del prodotto locale, luoghi di relazione con forte legame col territorio.
5) scarsa  o assente programmazione per le aree a vocazione turistica , spesso attaccate da leggi incoerenti  che minacciano il paesaggio molisano e la salubrità dell’ambiente.
Alla luce di tali considerazioni , l’innovazione delle imprese non può essere disgiunta dalla valorizzazione del territorio sia  nel suo rapporto tra produzione e distribuzione sia in un’ottica turistica  che di promozione territoriale.
Nascono i distretti urbani del commercio.
Proposta per lo sviluppo integrato di commercio e città.
Il commercio può agire nei contesti urbani come efficace fattore di aggregazione,in grado di attivare dinamiche non solo economiche, ma anche sociali di grande portata.
Una gestione programmata e unitaria attraverso distretti territoriali,per creare sinergie tra grande media e piccola distribuzione ed esercizi di vicinato,per agire come leva strategica di sviluppo urbano attivando un circuito virtuoso che coinvolge insediamenti di servizi e artigianali,proprietà immobiliari,fattori di attrazione turistica e culturale.
Sul piano territoriale viene messa a fuoco la relazione del commercio di vicinato con il proprio contesto, individuandolo come una risorsa preziosa per lo sviluppo delle città, motore di un possibile rinascimento urbano, e prefigurando i termini di una nuova possibile alleanza tra commercio e territorio................(stralcio del documento integrale)

...........Trarre utilità di sistema è il metodo . Collegando e comunicando con una vera agenda pubblica i servizi ,le funzioni , gli eventi  regionali in modo da attivare  insieme le varie utilità  al servizio dei molisani ma anche e soprattutto per migliorare quel senso di accoglienza  verso chi entra nel nostro territorio  per i più svariati motivi .Attivando così flussi economici e culturali  utili alla sopravvivenza e ad una giusta esistenza  capace di fornire lavoro e opportunità ai giovani  che conseguono titoli di studio e di laurea  nella Università del Molise e che meritano di proseguire la loro vita nella loro terra  per andar via solo ed esclusivamente per loro scelta  non per essere pronti alla nuova emigrazione. Ciò rilevato e condiviso con i nostri associati  per ogni buona intenzione e per l’auspicio di una rinascita economica e sociale secondo il principio della sussidiarietà.
                                                                                                                                                                                                la Presidente Giulia D’Ambrosio
 Campobasso,29 Giugno 2010


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Note: Non possiamo evitare però un riferimento al decreto legge n° 78 del 31/05/10 (misure urgenti in materia di stabilizzazione finanziaria e competitività economica.)in merito all’art. 40 sulla fiscalità di vantaggio invocando il possibile sgravio per le imprese dell’imposta regionale IRAP fino all’azzeramento e nella disponibilità a concedere esenzioni, detrazioni e deduzioni nei confronti delle nuove iniziative produttive. Allontanando però il rischio(con una procedura di “ruling” 1) di spazi elusivi derivanti da pratiche distorsive e opportunistiche  attraverso una norma (art.44) che apre le porte a società esterne che trovano conveniente delocalizzare la sede sociale in Italia con effetti di rilievo in termini tributari(prelievo e gettito).
1)Si tratta di un accordo unilaterale che impegna l'amministrazione finanziaria di un solo Stato, senza vincolare le amministrazioni degli altri Stati interessati. Quindi, poiché l'autorità fiscale estera rimane comunque libera di non aderire ai contenuti e ai termini dell'accordo, non risulta garantita la completa eliminazione dei rischi di doppia imposizione. L'assenza di bilateralità è un elemento di criticità ma l'accordo sulla base del ruling internazionale può rappresentare un primo significativo passo per la risoluzione dei conflitti sui prezzi di trasferimento internazionali.

                                 

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