sabato 15 giugno 2013

L’Italia : un paese senza bar e negozi. Nel 2014 si arriverà a una vera e propria desertificazione di aziende e negozi: il fenomeno è dovuto soprattutto alla burocrazia.


Di Simone Ricci • 15 giu, 2013 •
Le nostre città rischiano di diventare veri e propri deserti: lo scenario è quello dipinto dalla Confesercenti, secondo cui bar, ristoranti, locali e altri negozi potrebbero sparire uno dopo l’altro, tanto da arrivare in condizioni disastrose al 2014 se il ritmo di chiusure delle imprese attive nel commercio dovesse continuare con la stessa intensità. L’associazione ha reso noto un saldo negativo molto vicino alle 17.100 aziende, circa il 5% in meno rispetto a quanto rilevato lo scorso mese di dicembre.
I numeri peggiori sono quelli che riguardano quei negozi che sono attivi nel settore dell’abbigliamento, con ben 11.238 esercizi destinati a scomparire, vale a dire l’8% in meno su base annua. Chi resiste ancora, al contrario, è il comparto alimentare, dato che vi saranno “soltanto” 4.701 sparizioni (-3% per la precisione). Il saldo di cui si sta parlando si ottiene dalla differenza tra le aperture di attività commerciali e le chiusure, dunque non è incoraggiante che prevalgano sempre le seconde.
Non si possono nemmeno fare troppe distinzioni tra regioni e regioni, visto che il fenomeno colpisce praticamente l’intera penisola. Vi sono dei casi che vale la pena ricordare comunque: ad esempio, il maggior numero di chiusure di negozi del settore alimentare avverrà in Sicilia, mentre la Basilicata fa registrare i numeri più allarmanti in assoluto per quel che riguarda l’abbigliamento. L’unico segno più si riferisce alla Valle d’Aosta e ai bar, con trentatré nuove aperture e trenta chiusure (+1%).
Tra l’altro, come evidenziato dalla Cgia di Mestre, una corposa fetta di responsabilità va imputata alla burocrazia. Quest’ultima costa alle imprese italiane più piccole ben trentuno miliardi di euro, settemila a testa. Va semplificato l’intero processo che porta alla creazione e apertura degli esercizi commerciali, altrimenti continueremo a sentire storie di italiani che hanno preferito evitare tutto ciò e aprire negozi e aziende all’estero.

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