venerdì 3 maggio 2013

ICR* Imprese che Resistono* ci segnala questo articolo :



DAL SOLE24 ORE DI OGGI

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Il malessere delle imprese si misura anche e soprattutto nei numeri: -31.351. È il saldo diffuso da Movimprese tra aziende nuove e aziende che invece hanno chiuso i battenti tra gennaio e marzo 2013.
Un dato peggiore addirittura rispetto a quello del cosiddetto annus horribilis della crisi, quel 2009 quando, nello stesso periodo, il saldo negativo si fermò intorno alle 30mila unità. Secondo Movimprese non si registrava un dato così negativo dal 2004.

A soffrire maggiormente i due settori da tempo più tartassati dalla crisi: costruzioni (calo percentuale dell’1,4, pari a un saldo di -12.507 imprese) e manifattura (calo dello 0,88%, equivalente a -5.342 imprese). Poi il commercio: -0,54%, corrispondente, però, a -9.151 unità. Più in generale, sono le imprese artigiane quelle più colpite: le piccole o piccolissime realtà hanno perso oltre 21mila unità da inizio anno. Anche qui: un anno
fa il saldo negativo era stato di -15mila unità, simile a quello registrato nel 2009. Un peggioramento del 40 per cento.
Per Ferruccio Dardanello, presidente di Unioncamere, «i numeri delle imprese che chiudono impongono all’attenzione di tutti l’urgenza di interventi concreti per la crescita e l’occupazione. Lo stallo politico determinatosi a seguito dei risultati elettorali pesa. Mi auguro – prosegue Dardanello – che subito dopo il passaggio dell’elezione del nuovo presidente della Repubblica, il Parlamento sia messo immediatamente in condizione di operare per approvare provvedimenti a sostegno dell’economia reale: per ridare credito alle imprese, per favorire l’assunzione delle migliaia di giovani in cerca di un’occupazione, per semplificare la vita a imprese e cittadini che non ce la fanno più a fare miracoli».

Non va meglio sul fronte di fatturato e ordinativi nell’industria. Altri indicatori diffusi dall’Istat. Per quanto riguarda il fatturato, a febbraio si è registrato un calo congiunturale dell’1% e tendenziale (corretto per gli effetti del calendario) del 4,7 per cento. La dinamica conferma la recessione italiana e una stagnazione all’estero: -6,7% sul mercato interno, +0,3 su quello estero. A soffrire maggiormente è il settore dei mezzi di trasporto, con un arretramento superiore al 18 percento.

Ma sono gli ordinativi, forse, a fornire un quadro ancora più preoccupante, essendo l’indicatore focalizzato sulle prospettive del sistema produttivo. E queste ultime risultano pessime. Il calo di febbraio, su base mensile è stato del 2,5% con una flessione del 2,3% degli ordinativi interni e del 2,6% di quelli esteri. Variazione negativa del 7,9%, invece, su base tendenziale.

L’unico aumento si registra nella fabbricazione di computer, prodotti di elettronica e ottica, apparecchi elettromedicali, di misurazione e orologi (+22,1%), mentre il calo più rilevante si osserva nella fabbricazione di mezzi di trasporto (-17,8%).

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