lunedì 3 marzo 2014

Questa è una mail inviata da una commessa del movimento 
Domenica no grazie Italia  a Matteo Renzi. La leggerà ? A chi importa delle nostre vite messe allo stremo?


matteo@governo.it

"Egregio Signor Presidente del Consiglio,
Ho 24 anni. Una vita avanti a me. Ma quando mi guardo indietro preferirei non andare avanti.
Mio padre ha lavorato una vita, per dare a me e alla mia famiglia una possibilità. Ha lavorato fino a spaccarsi letteralmente il cuore in 2 parti. E tutt'ora, non so con quale forza, continua a lavorare. Quando arriva a casa piange perché non si sente bene. Piange perché non riesce a pagare l'auto, le bollette, la casa. Piange perché la sua primogenita che tanto anelava ad un futuro universitario, ha dovuto lasciare tutto per andare a lavorare.
E oggi piango anche io!
Ho rinunciato a tutto! Ho rinunciato a ciò che mi piaceva di più: studiare per crearmi un futuro. Ho bisogno di un tempo pieno al lavoro per aiutare la famiglia, che mi ha messa al mondo e mandare avanti la mia.
Lavoro dal primo giorno che ho compiuto 18 anni; nel mentre andavo a scuola. Tornavo alle 3 del mattino dal pub e passavo la notte sui libri a cercare di studiare bene.
Tutto sommato le mie rivincite dalla vita me le sono prese. Ma quanta fatica, quanto sforzo, quanti pugni in faccia ho preso per arrivare dove sono!
E non sono nessuno!
Non è il lavoro che avrei scelto per me, ma ho imparato a rispettarlo e ad amarlo. Ma non ho più una vita.
Vedo mio marito solo alla sera, per un ora o due. Non abbiamo figli perché non posso permettermi di assentarmi dal lavoro. Oggi la gravidanza è vista come una malattia, come un problema.
Ho 4 domeniche libere l'anno e le passo a fare le pulizie a casa tutto il giorno.
Non so più cosa significhi avere una vita sociale! Non ho più amici. Io e mio marito siamo soli. Ci hanno abbandonato perché non potevamo mai uscire con loro o permetterci di farci qualche giorno in montagna tutti insieme!
E dobbiamo ringraziare la liberalizzazione delle domeniche se io vedo gli altri essere felici al posto mio.
Vorrei tanto che venisse di persona a farsi un giro nelle realtà italiane grandi e piccole per constatare quanto realmente il tasso di disoccupazione si sia alzato e non abbassato come era stato previsto dalla liberalizzazione. Gli incassi qui si sono spalmati, subiamo continue vessazioni dalle aziende per scontrini medi, storici e conversione! E solo nel mio negozio (una catena di abbigliamento da bambino leader quasi in tutto il mondo) nell'ultimo anno sono state licenziate due ragazze.

Abbiamo bisogno di un aiuto da parte sua e del suo team.
Abbiamo bisogno di essere ascoltati. Abbiamo bisogno del calore delle nostre famiglie. 
Distinti saluti"

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