giovedì 9 febbraio 2012

Umbria, regione d'usura - CRONACA

ESTORSIONE

Umbria, terra d'usura

Piccole imprese nel mirino: nel 2011 160 richieste d'aiuto.

di Francesco De Augustinis
Un tessuto economico fatto di piccole e piccolissime imprese, schiacciate tra l'aumento dei prezzi delle forniture e la stretta dell'accesso al credito, a fronte di piccoli capitali finanziari su cui poter contare.
È questa la principale caratteristica che in tempo di crisi fa dell'insospettabile Umbria terreno fertile per la crescita dell'usura.
CIRCA 160 IMPRENDITORI HANNO CHIESTO AIUTO. «In questi giorni stanno aumentando vistosamente le nostre pratiche», ha detto Roberta Bernasconi, della Fondazione Umbria contro l'Usura. «In genere si tratta di persone fisiche o piccole ditte, spesso a conduzione familiare, che accumulano troppi debiti e non riescono più a sostenere le rate».
Nel 2011 la Fondazione ha svolto circa 160 audizioni di privati e piccoli imprenditori che
hanno chiesto aiuto per non finire nelle spire dell'usura. Solo in una decina di casi la vicenda è finita in tribunale per la denuncia della vittima.

Le testimonianze delle vittime: dai debiti agli usurai

Da alcuni mesi D. è uscito da una storia di usura lunga sei anni, durante i quali è arrivato a pagare un tasso di interesse del 10% a settimana per tenere in vita la propria piccola attività commerciale. Ad introdurlo in questa strada la prima volta è stato il direttore della filiale di banca di cui era da anni fidato cliente.
DOPO LA BANCA ARRIVA IL FARMACISTA. «Dopo il primo prestito, mi ha detto che con loro avevo raggiunto il limite, che non potevano più aiutarmi. Poi mi ha detto che c'era (…), il farmacista, che forse poteva aiutarmi». La storia di usura di D. inizia però pochi mesi dopo, quando il commercialista, anche lui perfettamente al corrente della situazione difficile, gli propone un semplice prestito senza interesse, che nel giro di poco diventa «un prestito per conto di un'amica, con un piccolo interesse».
NON CEDERE AL PRIMO PRESTITO. Il tasso raggiunge nel tempo il 10% settimanale fino a quando, dopo sei anni, con l'aiuto di alcune associazioni, D. ha finito per denunciare l'uomo, oggi rinviato a giudizio per usura, forse con altri imprenditori finanziati.
«Quello che serve è prevenzione e informazione», racconta D., oggi ancora costretto a fare i conti con le blalcklist e i debiti Equitalia. «Bisogna capire quando è il momento di portare i libri in tribunale perché non c'è più niente da fare e non cedere a quel primo prestito».
LE PMI SONO SPESSO LE PIÙ ESPOSTE. La storia di D. ricalca il percorso di tanti piccoli imprenditori, in questi mesi al bivio tra la sospensione dell'attività per l'impossibilità di pagare spese e forniture e l'accesso ad altre forme di credito. Secondo Alberto Bellocchi, procuratore a Perugia e presidente della Fondazione Umbria contro l'usura, in genere accade che «l'imprenditore in difficoltà si rivolge a una banca, ma la banca non può aiutarlo. Allora sopraggiunge una finanziaria, che magari non può aiutarlo ma sa indicare chi potrebbe farlo, che lo porta in un giro di denaro dal quale non esce più».
COLPA DEL DIFFICILE ACCESSO AL CREDITO. Ad essere più esposte secondo Guido Perosino, direttore della Confapi di Perugia, sono le piccole e medie imprese: «L'usura è uno dei rischi conseguenti alla maggiore difficoltà di accesso al credito delle piccole imprese. L'impresa in questo mercato si fa anche attraverso il credito bancario, non esiste imprenditore che faccia tutto da solo».
I SOLDI DELLA CRIMINALITÀ ORGANIZZATA. Al grande affare dell'usura in Umbria non sfuggono i soldi della criminalità organizzata che, come afferma Bellocchi, per anni ha scelto la regione come «salvadanaio d'Italia», terreno ideale per il riciclaggio.
«Si tratta di un modo per riciclare tonnellate di denaro sporco, dando prestiti facili anche con poche garanzie, magari tramite finanziarie fittizie.

La malavita cerca di rilevare piccole attività locali

L'obiettivo in genere è quello di rilevare piccole attività locali», afferma Bellocchi. Della stessa opinione il procuratore di Terni Fausto Cardella (per anni nel dopo Falcone in prima linea contro la mafia nella procura di Caltanissetta) che ha definito l'Umbria «covo freddo» esposto alle infiltrazioni della criminalità organizzata anche per il rischio usura.
«Un settore dove la crisi economica fa da detonatore: quando c'è difficoltà ad accedere al credito per vie legali e c'è un forte arrivo di denaro fresco, anche la persona più onesta può finire per approfittarne», ha detto Cardella nei giorni scorsi.
PRESTITI A PICCOLE IMPRESE IN DIFFICOLTÀ. Il modello di infiltrazione di capitale mafioso tramite finte finanziarie e prestiti a piccole imprese in difficoltà è stato confermato negli ultimi mesi anche da due distinti sequestri di beni immobili per svariati milioni di euro a Terni e a Perugia, ricondotti ad esponenti della mafia siciliana e di quella dei Casalesi.
«Un anno fa ci è stato segnalato il caso di tre piccole ditte edili di un piccolo paese al confine umbro-toscano», raccontano dalla Fondazione umbra contro l'usura, «che sono finite sotto l'usura di un uomo, considerato affiliato ad una cosca campana. Purtroppo in quel caso non c'è stato niente da fare, nessuno di loro ha voluto sporgere denuncia, per paura di subire ritorsioni».
Mercoledì, 08 Febbraio 2012

1 commento:

Commercio Attivo ha detto...

Si sta cercando di costituire una associazione antiracket antiusura anche in Molise. Servirà.

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