mercoledì 1 febbraio 2012

Api operaie.....di Giulia D'Ambrosio sul numero in edicola di febbraio 2012 del mensile "LA FONTE2004.IT"

Non riuscivo proprio a scrivere questa volta! Ho consumato fogli che ho regolarmente accartocciato e gettato nel cestino perché nella mente i pensieri negativi sono come un tarlo ed io in fondo cerco sempre un barlume di speranza, un'idea positiva alla quale potermi aggrappare senza cedere all'illusione.
Ho immaginato la nostra vita come quella delle api operaie che imperterrite si muovono tutto il giorno, si danno da fare, portano a compimento il lavoro della giornata… e però poi davanti agli occhi mi irritava l'idea di un'ape regina in panciolle che si lasciava servire pigra e soddisfatta da tutti i suoi sudditi!
Sono nata nel lontano 1957 quando l'Italia rialzava la testa, cercava di mettersi in piedi e dal Molise partirono in tanti perché da noi di lavoro ce n'era poco o niente. La strada era in
salita ma di sicuro andava verso giorni migliori, perché gli obiettivi erano semplici: lavoro, pane, famiglia.
Vent'anni dopo l'Italia era un Paese nuovo ed anche il Molise faceva la sua parte, le imprese nascevano come funghi, si costruivano strade, fabbriche, palazzi, ecc.
Un imprenditore si svegliava al mattino programmando il domani ed anche il dopodomani. Da qualunque estrazione sociale si provenisse “fare impresa” ti poneva in una dimensione nuova, ti costruivi rispetto, considerazione e la dose di riscatto sociale che eri capace di costruirti. Come tante api operaie abbiamo ricostruito una vita possibile anche in questa regione, cenerentola d'Italia.
Il Molise però conserva ancora i germi dei Monforte, dei Borboni, delle ginocchia piegate col cappello in mano, se è vero che nei confronti del potere ancora si subiscono in silenzio angherie ed insopportabili privilegi! Ai posti di comando si agitano mezze figure o aspiranti stregoni che del “partito degli onesti” non si curano affatto e pensano che salvare il Molise sia proteggere imprenditori truffaldini e che proteggere le sanguisughe delle lobby economiche porti progresso. Pensano che foraggiare con enormi quantità di danaro improbabili funzionari e consulenti, società partecipate, fondazioni senza cultura, possa portare sviluppo.
Se il presupposto non è né il merito né la competenza né la capacità progettuale, la domanda sorge spontanea: perché dovremmo noi, piccoli imprenditori onesti, investire in questa regione il nostro lavoro e le nostre risorse se la risposta è sempre uno schiaffo porto all'alta guancia? Tasse da brivido e redditi bassi alle famiglie. Come si fa a rialzare la testa questa volta? Il 4 dicembre dell'anno appena passato, ho rappresentato “Commercio Attivo” in un meraviglioso incontro nazionale a Torino tra imprenditori, artigiani e commercianti di tutta Italia riuniti in un gruppo spontaneo animato da Luca Peotta, un giovane imprenditore piemontese che sta facendo il lavoro che dovrebbero fare le varie Confindustria, CNA, Confcommercio e via dicendo, che si chiama IMPRESE CHE RESISTONO. Abbiamo incontrato economisti come Nino Galloni e Gerardo Coco, abbiamo incontrato Edoardo Nesi, un imprenditore, ora scrittore di successo, che ha scrittoStoria della mia gente, un romanzo che racconta la storia della sua fabbrica tessile di famiglia, chiusa dopo l'invasione cinese a Prato. Una storia affascinante di chi il cuore l'ha lasciato dentro la sua impresa.
Questo è l'altro grande problema del nostro Paese: la crisi delle rappresentanze oltre che della politica. È ora che tutti si rimbocchino le maniche e che facciano il loro dovere, guardando negli occhi la gente e ascoltando “la base”: solo così salveremo il Paese.
L'Italia deve tornare ad inventare, a produrre, ad essere unica a proteggere il vivaio di idee della piccola e piccolissima impresa. Perché è così che ci siamo salvati dopo la guerra e abbiamo scritto la Costituzione più bella del mondo.
 Ho incontrato le piccole imprese d'Italia, ho incontrato gente onesta, laboriosa, intelligente, abbiamo scritto una lunga lettera al Presidente Napolitano ed attendiamo con grande speranza una risposta che venga dal suo cuore italiano. Magari scritta a mano di suo pugno, sarebbe già questa la più grande e bella soddisfazione della nostra vita.
PS. Il nuovo Governo sta immaginando la soluzione alla crisi con le liberalizzazioni, penso invece che la massima energia dovrebbe essere assegnata alla creazione di forme di lavoro produttive e grande priorità per stabilire regole per il recupero del merito e delle professionalità dei giovani formati nelle nostre Università. Non posso evitare di esprimere tutta la nostra contrarietà alla liberalizzazione degli orari dei negozi, che decreterebbe la fine dei piccoli esercenti e, con essi, delle nostre città.
La ricchezza sarà distribuita sempre più tra pochi e spesso sarà anche ulteriore perdita della ricchezza nazionale, visti i grandi monopoli economici stranieri presenti nel nostro Paese.
Mi fermo qui perché mi reca dispiacere anche il solo parlarne. 
*Presidente Commercio Attivo Campobasso
giuliadambrosio@hotmail.it

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