lunedì 16 maggio 2011

Sul tema della rete scolastica Molisana, riceviamo e pubblichiamo l'articolo a titolo "9 dicembre 2010" di Umberto Berardo.

Umberto Berardo Il titolo di questo articolo non è altro che la data in cui un comitato spontaneo di cittadini molisani convocò nel capoluogo regionale un convegno sul tema della rete scolastica in Molise.
A quell’incontro erano presenti il direttore dell’Ufficio Scolastico Regionale, l’assessore alla cultura della provincia di Campobasso, diversi dirigenti scolastici e qualche docente, mentre mancò, pur essendo stato invitato, l’assessore regionale alla cultura, ma soprattutto dovemmo constatare l’assenza larga degli studenti, dei genitori, dei docenti, degli amministratori locali, dei sindacati ed in generale dei cittadini.
In quella sede si discusse della proposta di dimensionamento scolastico elaborata dalla regione e se ne misero in rilievo le approssimazioni, le storture, le difficoltà e le superficialità, sottolineando che anche le ipotesi suggerite dai comuni e dalle province non apparivano ispirate da prospettive condivisibili, perché spesso dettate da logiche di tipo campanilistico o peggio ancora personalistiche. In alternativa il comitato promotore avanzò una sua  proposta organica di riordino della rete scolastica nel Molise, cercando di strutturarla in relazione agli interessi dei cittadini ed alla realizzazione di un diritto allo studio pieno e razionale.
Si trattava di suggerimenti costruttivi lontani da ogni atteggiamento polemico e miranti unicamente a costruire per i Molisani una scuola di qualità.
Quella proposta fu fatta circolare attraverso i pochi mass-media disponibili a trasmetterla, fu inviata agli amministratori di ogni livello, ma ha avuto una sola risposta: il silenzio!
Un gruppo di cittadini che gratuitamente si mette al lavoro per elaborare progetti ha, invece, diritto quantomeno ad una risposta alle sollecitazioni, se non ad un’audizione da parte delle istituzioni?
Oggi, dopo la sentenza di bocciatura del piano di dimensionamento scolastico regionale del Tar e l’annullamento dello stesso da parte del direttore generale dell’Ufficio Scolastico Regionale c’è chi rivendica la procedura di ricorso e chi sottolinea la situazione di caos che il tutto sta provocando nelle istituzioni scolastiche, soprattutto tra il personale.
Le domande sono le seguenti:
Perché le istituzioni sono così lontane dai cittadini e rifiutano, come nella fattispecie, ogni forma di confronto?
Come mai i diretti interessati a tali questioni sono così assenti da forme di impegno diretto e di partecipazione reale alla soluzione dei problemi comuni quando vengono chiamati a dare il proprio contributo?
Adesso, prima di ripercorrere strade sbagliate, ci sono sistemi per attivare un confronto fattivo in merito?
Ci poniamo tali interrogativi anzitutto perché siamo nella fase della cancellazione di un provvedimento amministrativo che ci riporta ad una situazione non certo accettabile e che invece pone nuove difficoltà ed ulteriori questioni.
Vorremmo poi sommessamente ripetere quanto abbiamo scritto in diverse circostanze e cioè che la delega data agli amministratori non può essere assoluta, ma va controllata sistematicamente ed incalzata con proposte dalla base; inoltre i cittadini non possono pensare di rifugiarsi nel privato svegliandosi solo quando le mucche sono fuggite dalle stalle.


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