domenica 22 aprile 2012

I diritti e la dignità dei cittadini


di Umberto Berardo
Sul governo Monti abbiamo espresso da subito le nostre perplessità in ordine ad un’operazione politica che ci è apparsa immediatamente come la sospensione di una democrazia già monca a causa di un succedersi di leggi elettorali oligarchiche.
Alla fine abbiamo avuto un commissariamento del Paese che si va purtroppo estendendo altrove e che potrebbe essere una mina vagante per la democrazia come sistema e per lo stesso processo di unità europea.
Il nuovo premier è stato chiamato a salvare le sorti di un’economia vicina al default e lì indirizzata da un capitalismo i cui attori ormai sono solo predoni e speculatori.
La corruzione della politica ha raggiunto livelli insostenibili ed è anch’essa un’altra delle cause della crisi che viviamo.
La forbice tra i pochi ricchi ed i tanti poveri si è sempre più allargata e c’è chi vive nell’indigenza, mentre altri vedono scorrere nei loro conto correnti fiumi di denaro a retribuire lautamente anche mansioni senza alcuna responsabilità.
Da anni non abbiamo più un parlamento di eletti, ma di nominati.
Sono questi i nodi centrali di una situazione grave ed invivibile.
Di fronte ad essa i provvedimenti fiscali di Mario Monti colpiscono indiscriminatamente i ceti medio-bassi della scala sociale lasciando tranquilli proprio quelli che hanno per tanti aspetti generato la crisi e che, essi sì, dovrebbero pagarne il conto. Ed allora, invece di patrimoniali e di tagli alla spesa pubblica soprattutto negli sprechi indecenti, si interviene a salvare le banche senza pretendere prestiti agevolati alle imprese, si impone un’IMU addirittura sulla prima casa ed a prescindere dal reddito, si creano esodati con decreti emanati senza riflettere sulla riforma delle pensioni, si attacca il diritto al lavoro senza spiegare cosa centri la revisione dell’art. 18 con il sostegno all’occupazione.

Le proposte, poi, che un Parlamento screditato cerca di mettere in piedi sulla legge elettorale, sulla corruzione politica, sui cosiddetti rimborsi elettorali ai partiti e sulla riduzione del numero dei parlamentari o sulle loro indennità appaiono davvero un insulto al buon senso ed al rispetto che si dovrebbe ai cittadini.
La crisi occupazionale è grave e non si intravedono provvedimenti per la ripresa e lo sviluppo economico.
Abbiamo in Italia diversi suicidi di gente disperata che non riesce più a trovare nel welfare e nel sistema della solidarietà le condizioni minime per una vita dignitosa.
A noi tale situazione appare del tutto iniqua e lontana anni luce dal concetto di giustizia sociale.
La Chiesa Cattolica in merito si esprime con troppa prudenza, mentre dovrebbe far prevalere una forte voce profetica capace di spingere i provvedimenti del governo verso l’equità sociale, la libertà di espressione di un voto reale nella legge elettorale e soprattutto la difesa dei diritti fondamentali della persona che sono anzitutto quello ad una vita dignitosa, alla salute ed al lavoro. Questi d’altronde sono i principi ispiratori della Dottrina Sociale.
Parliamo della Chiesa perché da credenti ci piacerebbe vederla sempre con forza, attenzione, chiarezza ed amore accanto agli ultimi, ma evidentemente tutte le strutture religiose, socio-culturali e politiche dovrebbero porsi nell’atteggiamento pedagogico e di responsabilità civile indirizzato non verso le logiche del mercato e del profitto, ma nella direzione della cultura dei diritti, perché solo questi riescono a fondare la dignità della persona.
La scuola ha bisogno di lavorare molto nel creare tra i giovani il senso della cittadinanza attiva, perché l’indignazione e l’impegno purtroppo in molti stanno cedendo il passo alla delusione, al riflusso nel privato individuale o familistico ed alla fuga dalle questioni reali.
Lo stiamo verificando in questi giorni anche nel Molise rispetto alla situazione sanitaria in regione.
Abbiamo la necessità di riscoprire ed educare la passione civile che sola può dare un’immagine accettabile di un Paese come l’Italia che attraverso il principio della condivisione in passato è stato capace di uscire da difficoltà economiche e politiche perfino più gravi di quelle presenti.



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