di Umberto Berardo
Sul governo Monti abbiamo espresso da
subito le nostre perplessità in ordine ad un’operazione politica
che ci è apparsa immediatamente come la sospensione di una
democrazia già monca a causa di un succedersi di leggi elettorali
oligarchiche.
Alla fine abbiamo avuto un
commissariamento del Paese che si va purtroppo estendendo altrove e
che potrebbe essere una mina vagante per la democrazia come sistema e
per lo stesso processo di unità europea.
Il nuovo premier è stato chiamato a
salvare le sorti di un’economia vicina al default e lì indirizzata
da un capitalismo i cui attori ormai sono solo predoni e speculatori.
La corruzione della politica ha
raggiunto livelli insostenibili ed è anch’essa un’altra delle
cause della crisi che viviamo.
La forbice tra i pochi ricchi ed i
tanti poveri si è sempre più allargata e c’è chi vive
nell’indigenza, mentre altri vedono scorrere nei loro conto
correnti fiumi di denaro a retribuire lautamente anche mansioni senza
alcuna responsabilità.
Da anni non abbiamo più un parlamento
di eletti, ma di nominati.
Sono questi i nodi centrali di una
situazione grave ed invivibile.
Di fronte ad essa i provvedimenti
fiscali di Mario Monti colpiscono indiscriminatamente i ceti
medio-bassi della scala sociale lasciando tranquilli proprio quelli
che hanno per tanti aspetti generato la crisi e che, essi sì,
dovrebbero pagarne il conto. Ed allora, invece di patrimoniali e di
tagli alla spesa pubblica soprattutto negli sprechi indecenti, si
interviene a salvare le banche senza pretendere prestiti agevolati
alle imprese, si impone un’IMU addirittura sulla prima casa ed a
prescindere dal reddito, si creano esodati con decreti emanati senza
riflettere sulla riforma delle pensioni, si attacca il diritto al
lavoro senza spiegare cosa centri la revisione dell’art. 18 con il
sostegno all’occupazione.
Le proposte, poi, che un Parlamento screditato cerca di mettere in piedi sulla legge elettorale, sulla corruzione politica, sui cosiddetti rimborsi elettorali ai partiti e sulla riduzione del numero dei parlamentari o sulle loro indennità appaiono davvero un insulto al buon senso ed al rispetto che si dovrebbe ai cittadini.
La crisi occupazionale è grave e non
si intravedono provvedimenti per la ripresa e lo sviluppo economico.
Abbiamo in Italia diversi suicidi di
gente disperata che non riesce più a trovare nel welfare e nel
sistema della solidarietà le condizioni minime per una vita
dignitosa.
A noi tale situazione appare del tutto
iniqua e lontana anni luce dal concetto di giustizia sociale.
La Chiesa Cattolica in merito si
esprime con troppa prudenza, mentre dovrebbe far prevalere una forte
voce profetica capace di spingere i provvedimenti del governo verso
l’equità sociale, la libertà di espressione di un voto reale
nella legge elettorale e soprattutto la difesa dei diritti
fondamentali della persona che sono anzitutto quello ad una vita
dignitosa, alla salute ed al lavoro. Questi d’altronde sono i
principi ispiratori della Dottrina Sociale.
Parliamo della Chiesa perché da
credenti ci piacerebbe vederla sempre con forza, attenzione,
chiarezza ed amore accanto agli ultimi, ma evidentemente tutte le
strutture religiose, socio-culturali e politiche dovrebbero porsi
nell’atteggiamento pedagogico e di responsabilità civile
indirizzato non verso le logiche del mercato e del profitto, ma nella
direzione della cultura dei diritti, perché solo questi riescono a
fondare la dignità della persona.
La scuola ha bisogno di lavorare molto
nel creare tra i giovani il senso della cittadinanza attiva, perché
l’indignazione e l’impegno purtroppo in molti stanno cedendo il
passo alla delusione, al riflusso nel privato individuale o
familistico ed alla fuga dalle questioni reali.
Lo stiamo verificando in questi giorni
anche nel Molise rispetto alla situazione sanitaria in regione.
Abbiamo la necessità di riscoprire ed
educare la passione civile che sola può dare un’immagine
accettabile di un Paese come l’Italia che attraverso il principio
della condivisione in passato è stato capace di uscire da difficoltà
economiche e politiche perfino più gravi di quelle presenti.
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