giovedì 5 gennaio 2012

Libero Pensiero: la casa degli italiani esuli in patria: Questo signore, da oggi, controlla tutto il sistem...


Questo signore, da oggi, controlla tutto il sistema dei lavori pubblici nella Repubblica Italiana. Peccato che non faccia gli interessi nazionali: è un uomo dell'Opus dei.

di Sergio Di Cori Modigliani

Anno nuovo, previsioni inevitabili, soprattutto per ciò che riguarda l’economia.
2 Gennaio (speciale inserto economia la Repubblica). “La forte impennata di Wall Street che chiude con un +11,4% è il segnale che l’Europa si attendeva: gli Usa saranno di nuovo la locomotiva che trainerà l’Europa visto le difficoltà della Germania? Per quanto riguarda il nostro paese è arrivato il momento delle riforme. Bisogna approfittare del fatto che l’intero comparto bancario mostra salute e nel corso dell’anno sarà in grado di provvedere a quel ventaglio di crediti di cui le imprese hanno bisogno”.
2 Gennaio (Il Sole 24 ore). “In ottima salute l’intero comparto bancario che ben reggerà le sfide che ci attendono. Il quadro politico appare franoso e conflittuale: siamo già in campagna elettorale. E’ certo –per non dire sicuro- che andremo a votare a primavera. Qualunque sia l’esito delle votazioni, nel secondo trimestre dell’anno i dati macro-economici indicano una forte ripresa industriale con un pil in espansione. Senz’altro molto bene Finmeccanica, Mediaset e tutti i bancari”.
2 Gennaio (la Stampa). “L’anno delle grandi svolte e delle grandi manovre. Per fortuna, al di là delle zuffe quotidiane tra partiti, arrivano i dati confortanti dell’economia che indicano la tendenza di un aumento del pil e l’alleggerimento del debito pubblico. Le banche sono solide e i conti hanno retto. L’anno prossimo, dopo le riforme necessarie, la locomotiva Italia riprenderà il passo della congiuntura positiva”.
2 Gennaio (Milano Finanza). “Grazie al nuovo accordo di amicizia con la Lybia sarà un anno positivo per l’industria strategica italiana, soprattutto Finmeccanica. Molto bene l’intero comparto bancario che ha retto bene l’impatto della crisi. Senz’altro in ripresa Mediaset che godrà, inevitabilmente, della fiducia incassata lo scorso dicembre”.
E così via dicendo.
Peccato che queste previsioni fossero state fatte il 2 Gennaio del 2011.
I super pagati cervelloni della truppa mediatica davano Finmeccanica come un titolo garantito su cui investire (nel 2011 ha perso il 66,42% del suo valore), in ovvia ripresa Mediaset (nel 2011 ha segnato un -56%) e tutto il comparto bancario in ripresa (le prime dieci banche hanno perso il 42% del loro valore).
L’Italia veniva indicata in pieno recupero economico con dati che segnalavano una ripresa del pil, della produzione con (testualmente Il Sole 24 ore) “una impennata nel 2012 che porterebbe un incremento su base annua a partire dal secondo trimestre di un aumento del pil intorno al 2%”.
Non ne hanno azzeccata una. Neppure una.
Neppure il Wall Street Journal, il New York Times e Bloomberg ne azzeccarono una.
Come mai?
Il motivo è più che ovvio: ci stavano dando –sapendolo con esattezza- delle informazioni false (tesi A) oppure hanno perso la testa e non sono più in grado di capire i trend (tesi B).
Opto per un misto delle due tesi.
Il governo Berlusconi (è bene rinfrescare la memoria) nel gennaio del 2011 era perfettamente al corrente della gravità della crisi italiana e ha fornito conti falsi, dati truccati, pensando e sperando che comunque con l’Europa ci si metteva d’accordo. Gli abili consulenti di Berlusconi hanno spinto al massimo della potenzialità mediatica affinchè l’interesse generale del paese e dell’Europa vertesse intorno alle problematiche d’alcova del premier e il dibattito quotidiano venisse assorbito dal gossip sporcaccione. A giugno, luglio, agosto e ottobre sia Tremonti che Berlusconi sostenevano che il paese andava benissimo. Dal canto loro, Bersani e Casini e Confindustria sostenevano che il “problema è Berlusconi: una volta che avrà fatto un passo indietro, si dà subito il via a un governo di larghe intese che varerà immediatamente le riforme per lo sviluppo”.
Non era vero nulla.
L’Italia NON entrerà in recessione nel 2012 –come cominciano a paventare oggi la Confindustria e tutti i partiti- caso mai precipiterà nella depressione. In recessione ci stava già dal febbraio del 2011, e il crollo da giugno in poi è avvenuto come conseguenza della recessione in atto e non –come tutti hanno sostenuto e, cosa ancora più grave, seguitano a sostenere, ragionier Monti compreso- in seguito a una reazione dell’economia nazionale a un attacco speculativo esterno e ai diktat europei.
Hanno detto il falso.
Seguitano a dire il falso.
Le previsioni è meglio lasciarle al mago Otelma e agli astrologi.
Ciò che appare, invece, interessante, ed è l’aspetto che a me preme sottolineare, consiste nell’apparente idiozia collettiva degli oligarchi planetari. Con il senno di poi, infatti, potremmo tranquillamente dire che nel 2011 non ne hanno azzeccata una che è una.
Ma non è che all’improvviso siano diventati stupidi.
Il fatto è che sono finiti nei guai perché si sono accorti –troppo tardi- che la presa del potere della finanza sull’economia produttiva ha comportato lo spostamento del gioco politico planetario dal reale al virtuale. L’intero pianeta, infatti, ormai funziona su software applicati che vendono, acquistano, spostano e speculano sulla base di una serie di aliquote numeriche che scattano in automatico. E’, infatti, un gioco.
L’economia reale non è un gioco: è un’impresa. Tutt’altro dire, tutt’altra storia.
Nell’economia reale esiste “Il fattore umano”. Nella finanza virtuale NO.
Se il presidente di un’azienda è una mezza calzetta, quell’impresa fallirà. Se è un grandioso imprenditore dotato di talento e geniale abilità, quell’impresa fiorirà.
Ma gli esseri umani, per quanto pilotati, manipolabili, prevedibili, sono pur sempre esseri umani. E come tali non seguono un software. Le scuole sociologiche più avanzate, da molto tempo ormai, quando consegnano un rapporto immettono sempre il dato relativo a quella che in gergo si chiama “la variabile impazzita”, cioè il Fattore Umano, perché l’essere umano è imprevedibile. Etnie coraggiosissime sono diventate all’improvviso pusillanimi e popoli deboli e passivi si sono un giorno trasformati in dignitosi eroi coraggiosi. La Storia lo insegna e lo ricorda.
Ciò che sta incrinando l’intero meccanismo è una “variante e variabile” dell’intero mondo che gli oligarchi volevano costruire e che non ha funzionato. E non funzionerà.
E seguiterà a non funzionare. Per fortuna.
Il cosiddetto “scollamento della classe politica planetaria dalla realtà delle persone” vuol dire semplicemente questo: non hanno la benché minima idea di come gestire il tutto e annaspano fornendo dati alla rinfusa approfittando della truppa mediatica al seguito. Il loro unico problema (vero verissimo dovunque) consiste nel riuscire a gestire questa fase attraverso favole, leggende, falsi, paure istillate ad arte, per evitare delle rivolte sociali incontrollabili. Il meccanismo infatti non è –come sostengono gli oligarchi- a rischio perché l’economia planetaria “può andare a pezzi”; il meccanismo si è già inceppato, non funziona più, la macchina non va e non andrà. L’automobile si è rotta e non funziona più.
Le singole manovre delle singole nazioni sono specchietti per le allodole e sono irrilevanti, l’una vale l’altra. Basterebbe un solo e unico esempio buono per tutti. 40 economisti europei competenti e intelligenti, in data 17 agosto 2011 (40 su 40) indicavano per l’Italia la necessità di varare “entro e non oltre il 30 novembre” una manovra finanziaria di “almeno 200 miliardi di euro” e il varo “immediato” di riforme strutturali. Come è andata a finire? Hanno varato una manovra inutile e depressiva (oltre che deprimente) di circa 35 miliardi con applausi dovunque.  Roba per gonzi. Il tutto, a quale fine?
Semplice: acquistare tempo.
A che pro?
Al fine di organizzare la gestione politica interna dei singoli stati in misura tale da essere pronti a reggere l’urto di sconvolgimenti sociali, reprimerli, convogliarli e gestirli.
Questa è la vera partita in gioco, non quella dei numeri e dello spread.
E’ una guerra politica.
Questo governo Monti è il più politico governo che l’Italia abbia mai avuto.
E’ l’ultimo assalto a fondo dell’oligarchia planetaria della destra conservatrice che rappresenta gli interessi di un mondo che non esiste più, per evitare la loro rovina.
Il gioco virtuale finanziario è previsto reggerà alla perfezione, “almeno” fino al 30 marzo 2012, salvo imprevisti.  Nel frattempo, ogni nazione varerà la caratura del proprio impianto domestico per poter poi passare alla “vera fase due” puntando sul fatto che a quel punto saranno in grado di controllare socialmente la situazione.
Ecco la spiegazione (dal mio punto di vista, ma non sono il solo) dello scoop/bufala del Wall Street Journal a proposito della telefonata/diktat della Merkel a Napolitano.
E’ una semplice operazione mediatica, non a caso gestita a regola d’arte.
Non è andata così.
Perché, se fosse andata così, il governo italiano, oggi, sarebbe un governo completamente diverso, di tutt’altra natura.
L’opinione di alcune persone, tra cui il sottoscritto, è diversa.
A giugno del 2011 la crisi dell’Italia, già insostenibile da almeno 16 mesi, è entrata nella sua fase più acuta. Le oligarchie planetarie che gestiscono la finanza (intendo dire quelli che contano nel back office del potere) hanno deciso, sulla base di specifici accordi, il destino dell’Italia. Ma anche lì è entrato in gioco il Fattore Umano. Diversi economisti tedeschi, diversi membri del consiglio di stato germanico, e il rappresentante tedesco dell’economia presso la BCE hanno morso il freno e hanno detto di no. II rappresentante tedesco alla BCE si è dimesso (toh! Si sono dimenticati tutti di andare a chiedergli perché lo avesse fatto), gli economisti tedeschi riottosi sono stati silenziati, il consiglio di stato ha ricevuto l’ordine perentorio di non accogliere l’istanza firmata il 31 maggio 2011 da 38 economisti tedeschi di primissimo livello che denunciava l’operato della BCE pretendendo il varo immediato degli eurobonds, la concessione alle nazioni più fragili di sforare il disavanzo per varare un piano welfare adeguato, e l’accordo è passato. Contravvenendo al consueto protocollo che organizza i viaggi in netto anticipo, il responsabile degli interessi dell’Allianz di Francoforte (uno dei giganti finanziari del pianeta) al quale gli è stato promesso la carica di presidente di Banca Intesa (fatto verificatosi in data 1 dicembre 2011) si è incontrato a Francoforte con il presidente della Pax Bank e un delegato dello Ior. In piena estate il papa è andato in viaggio in Germania, ha fatto un discorso kantiano al Bundestag e ha chiuso l’accordo assumendosi il gravoso ònere di gestire l’Italia. Nessuno nel mondo occidentale ha “osato” chiedersi perché il papa fosse andato in così fretta e furia in Germania e a fare che. L’accordo è stato applaudito dai massoni conservatori (nuovi alleati di ferro del vaticano) in aperta guerra conflittuale con i massoni democratici libertari. Anche in questo caso è intervenuto il Fattore Umano. Quello strano personaggio di Silvio Berlusconi non ha accettato l’accordo e ha cominciato a fare i capricci piantando i piedi. Ed è andata com’è andata.
La Merkel non ha detto un bel nulla a Napolitano.
E’ una operazione mediatica per far credere che la Merkel conti e per dare una informazione falsa e bugiarda agli italiani e cioè “state sotto il controllo dei tedeschi”.
Magari stessimo sotto controllo dei tedeschi; come italiano preferirei essere amministrato dai tedeschi che dagli italiani.
La Merkel è una impiegata che non conta nulla.
Se andate a controllare l’esatta collocazione delle persone nell’attuale governo italiano, vi rendete conto che l’intera struttura economica della nostra repubblica è passata sotto il totale controllo dell’opus dei. Siamo “tecnicamente” diventati una provincia vaticanense. L’ultima nomina (sarebbe da denuncia perché ci sono gli estremi) è relativa alla VIII commissione della Camera dei deputati e a un incarico attribuito da Mario Monti a una persona che dovrebbe gestire la funzione di “responsabile delle infrastrutture, grandi opere e lavori pubblici”. Costui, (si chiama Pasquale De Lise) è l’uomo di ferro dell’opus dei; amico intimo di Gianni Letta, dal 2 gennaio 2012 sarà la persona che si incaricherà di gestire l’andamento di tutti gli appalti dei lavori pubblici della repubblica italiana. Si dà il caso che ogni singolo appalto debba essere approvato però dal Consiglio di Stato: così vuole la Legge e la Costituzione, al fine di garantire correttezza nella concorrenza. Ebbene, volete sapere chi è il Presidente del Consiglio di Stato?
Un certo Pasquale De Lise.
Proprio così: E’ LA STESSA PERSONA. (l’immagine che vedete in bacheca lo raffigura)
Tradotto in sintesi: l’uomo che deve stabilire per Legge se un appalto è da considerare valido oppure nullo è lo stesso uomo che avrà l’incarico di indire le gare degli appalti. Tradotto ancora di più: fa l’allenatore e l’arbitro allo stesso tempo. Non è un professore. Vuole e pretende essere chiamato “Sua Eccellenza” (parlo sul serio).

Da oggi, costui gestirà l’intera attribuzione di tutti gli appalti della pubblica amministrazione e allo stesso tempo nella qualità di Presidente del Consiglio di Stato ne deciderà l’omologazione.

Con questa nomina, il vaticano ha occupato tutti i posti strategici nel governo.
Tutti, nessuno escluso.

Dalla Germania, solerti bloggers massoni democratici hanno sparpagliato la notizia nel comunicare la loro furibonda rabbia.

Questo sarebbe l’inizio della “fase due” dell’attuale governo del ragionier Monti.

Si sono dimenticati però che esiste il Fattore Umano.

Presto, cominceranno ad accorgersene.

E ne vedremo delle belle.

Con buona pace di Rupert Murdoch che ha chiuso un suo personale accordo finanziario con il vaticano e che ha dato ordini al suo direttore (Wall Street Journal è una sua proprietà) di diffondere quella notizia: serviva a nascondere la Verità.

Tutto qui.

Libero Pensiero: la casa degli italiani esuli in patria: Questo signore, da oggi, controlla tutto il sistem...: di Sergio Di Cori Modigliani Anno nuovo, previsioni inevitabili, soprattutto per ciò che riguarda l’economia. 2 Gennaio (speciale inserto ...

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