sabato 16 marzo 2013

IL BUCO NERO DEL COMMERCIO: IN 2 MESI PERSI 167 NEGOZI AL GIORNO


La crisi economica ha portato al dimezzamento delle nuove aperture nel primo scorcio del 2013, il dato peggiore degli ultimi 20 anni. Per Confesercenti se si confermerà il trend a fine anno le saracinesche si chiuderanno definitivamente su 60mila imprese, a rischio 200mila posti di lavoro. Centro-nord più colpito, ma la situazione più grave è a Roma. E scoppia la bolla dei negozi sfitti

Il buco nero del commercio: in due mesi persi 167 negozi al giorno
MILANO - La crisi economica e le difficoltà delle famiglie non si sono certo allentate con l'inizio del 2013. Quello che è ben noto a tutti è certificato oggi anche dalla crisi del commercio - che ovviamente fatica a crescere o addirittura a sopravvivere vista la scarsa domanda e l'impossibilità dei consumatori di sostenere gli acquisti. Non a caso, secondo l'allarme lanciato da Confesercenti, nei primi due mesi del 2013 sono spariti quasi 10mila esercizi commerciali. Le aperture sono crollate del 50%, dato peggiore degli ultimi 20 anni. Ogni giorno spariscono in media 167 imprese commerciali. Secondo l'Associazione "se continua così, nel 2013 sarà una ecatombe con un saldo negativo di 60mila imprese".

Confesercenti sottolinea che "nel commercio non si riesce più a fare impresa". Alla luce dei dati sopra esposti, l'Associazione sottolinea le "ovvie conseguenze negative su economia e occupazione nel nostro Paese" se davvero l'anno si dovesse chiudere con le saracinesche definitivamente chiuse su 60mila negozi. Anche i pubblici esercizi vivono un momento disastroso: in questi due mesi ne hanno chiuso più di 9.500 Tra bar, ristoranti e simili, per un saldo finale negativo di 6.401 Unità.

Tra gennaio e febbraio, riferisce Confesercenti, nel settore hanno chiuso i battenti 13.75 aziende, mentre le aperture sono state 3.992, Per un saldo negativo di 9.783 Unità. Praticamente, sono sparite oltre 167 imprese al giorno. Un bilancio destinato a peggiorare nel trimestre: secondo le nostre stime, dicono i commercianti, i primi tre mesi del 2013 termineranno con un saldo negativo di 14.674 unità (4mila unità in più rispetto al 2012), sintesi di 20.622 cessazioni e 5.988 nuove iscrizioni. La tendenza a fine anno porterebbe a una vera e propria ecatombe, con 200mila addetti in meno.

Che la ripresa del settore sia lontana emerge non solo dalla disparità tra la chiusura e l'apertura di nuovi esercizi, che genera il saldo negativo, ma anche dalla sola dinamica di questo secondo fattore. Alla fine di marzo si stimano infatti 5.988 aperture nel commercio al dettaglio, la metà del 2012 e il peggior dato degli ultimi 20 anni. Estendendo lo sguardo ai dati di aperture del primo trimestre 2011 e del primo trimestre 2010 in effetti, si conferma un crescente calo delle nuove iscrizioni, mentre le cessazioni restano sostanzialmente costanti, intorno alle 20-22 mila ogni anno. "Il fenomeno dimostra come la crisi non incide solo sul numero di chiusure, ma anche e soprattutto sulla possibilità di aprire una nuova impresa", ricorda Confesercenti.

Tra gli altri dati, spicca la ripartizione geografica: iI risultati peggiori si rilevano centro-nord, che registra 7.885 chiusure a fronte di 2.054 aperture; Sud e isole sembrano resistere un pò di più. Tra i comuni capoluoghi di provincia, invece, la maglia nera va a Roma, con 553 chiusure per un saldo negativo di 392 unità. Seguono Torino (306 cessazioni, saldo negativo di 231 unità) e Napoli (-133 imprese il saldo). A corollario, si sottolinea anche una nuova emergenza: quella degli affitti. Secondo una ricerca condotta da Anama-confesercenti, infatti, in Italia i negozi sfitti per "assenza di imprese" sono ormai 500mila per una perdita annua di 25 miliardi di euro in canoni non percepiti.

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