venerdì 23 settembre 2011

VENEZIA :Venti aperture domenicali i negozianti già in rivolta


Corriere del VenetoVENEZIA — 

Si ribellano, i commercianti veneti, all’aumento delle aperture domenicali da 12 a 20 annunciato dall’assessore all’Economia Isi Coppola, che già martedì intende portare in giunta regionale la relativa proposta di legge. La ratio? Tutelare i centri commerciali dalla concorrenza dei colossi delle regioni limitrofe, più ricche di aperture festive. «Siamo sbigottiti e indignati — attacca, Massimo Zanon—non ci capacitiamo della miopia e della superbia politica di chi dovrebbe tutelare le imprese-servizio come i negozi di vicinato e invece le affossa creando squilibri nella distribuzione e compromettendo il territorio, assegna aperture come se piovesse e non accetta il confronto con le parti sociali». Secondo l’associazione di categoria questo modus operandi creerà il deserto nelle periferie e nei centri storici, già bui e insicuri nelle aree prive di negozi.

«Non siamo contrari a lavorare la domenica— chiarisce Zanon —
chiediamoci però se ha un senso, se il rapporto costi/benefici dei piccoli negozi sia uguale a quello dei grandi centri. Il gioco non vale la candela, perchè c’è crisi e i soldi delle famiglie non si moltiplicano di domenica e poi il consumatore invecchia e non ha più rivendite sotto casa. Di tutto ciò farà le spese anche il turismo: un albergo centrale in un’area dismessa e senza vetrine non penso abbia un grande futuro». In attesa della riunione di domani con le categorie interessate, ieri sera Isi Coppola ha incontrato a Battaglia Terme il presidente di Ascom Padova, Ferdinando Zilio, e i sindaci del Comune ospitante, di Abano,Montegrotto, Galzignano e Monselice. Tutti preoccupati per la nascita di una nuova cittadella della shopping a Due Carrare (Padova) e di altre in diverse parti del Veneto. «E’ obbligatorio bloccare l’ulteriore espansione della grande distribuzione — avverte Zilio — altrimenti assisteremo alla morte del piccolo e medio commercio, quest’ultimo già spazzato via da outlet gestiti da stranieri e capaci di cancellare quattro posti di lavoro per ogni assunzione. I centri storici sono inoltre penalizzati dalle aperture domenicali, a meno che la Regione non finanzi interventi di ristrutturazione e riqualificazione, insieme ad un calendario di manifestazioni. Stavolta ci devono ascoltare, vogliamo partecipare alla stesura della nuova legge sul commercio e soprattutto vogliamo contare. Basta con le preferenze per palazzinari e industriali. Altrimenti — promette Zilio — gli indignati torneranno in piazza».
Sul piede di guerra anche Confesercenti. Dice il presidente regionale Pier Giovanni Brunetta: «In un momento di crisi è assurdo proporre l’aumento delle aperture domenicali a fronte degli oltre 400 negozi chiusi in Veneto, a causa dei costi insostenibili e del calo dei consumi. Gli esercizi di vicinato non sono in grado di sostenere i superiori costi di gestione generati dal lavoro festivo e non compensati da maggiori consumi. E’ invece un regalo alla grande distribuzione. E’ vero che Lombardia e Friuli hanno un calendario più ampio, ma non dobbiamo copiare i cattivi esempi, anche perché pensiamo sia giusto lasciare agli operatori di settore uno spazio per il riposo, la famiglia e gli amici»

Venti aperture domenicali i negozianti già in rivolta - Corriere del Veneto

2 commenti:

Commercio Attivo ha detto...

Anche nel ricco Veneto se ne sono accorti.Proteggere il mercato interno vuol dire salvare il Paese.

Commercio Attivo ha detto...

...Dimenticavo.E pensare che in Molise le associazioni facevano a gara a chi chiedeva più aperture festive,bisognava "omogeneizzare".Poi il diluvio.
La crisi annunciata ci sbatte in faccia la verità.Dove sono i consumi?

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