lunedì 4 giugno 2012

TERREMOTO IN EMILIA: STRANE COINCIDENZE DA NON SOTTOVALUTARE.


Nelle settimane precedenti al terribile terremoto in Emilia si sono verificati alcuni eventi che non si possono escludere come causa/effetto del sisma.
 Il 17 febbraio 2012, i Ministri dell’Ambiente e dei Beni Culturali Corrado Clini e Lorenzo Ornaghi hanno decretato la compatibilità ambientale e quindi l’autorizzazione di opere di indagine geologica, ossia trivellazioni con uso di cariche esplosive e pompaggio di acqua ad alta pressione, allo scopo di verificare la realizzabilità di un gigantesco deposito di gas metano, nel sottosuolo dei comuni di San Felice sul Panaro, Finale Emilia, Camposanto, Medolla, Mirandola e Crevalcore, all’interno di una altrettanto gigantesca cavità naturale situata a quasi tre chilometri di profondità ed in grado di servire allo stoccaggio di 3,2miliardi di metri cubi di gas metano (equivalente al volume di un’enorme sfera dal diametro di quasi 2km).  Tutto ciò in una zona ad elevato rischio sismico e contro il parere dei cittadini e dai vertici della stessa Regione che da anni si oppongono agli studi di fattibilità già promossi sin dal 2005 dai governi
Berlusconi e Prodi.
Una strana coincidenza forse, vede i comuni oggetto delle opere di trivellazione,  essere anche quelli più interessati dal sisma.
A seguito delle prime scosse significative il Governo ha comprensibilmente dato segni di imbarazzo. Il Ministro Clini ha subito parlato di “ulteriori necessari accertamenti“, ricordando a tutti che i Ministeri hanno concesso solo una “valutazione favorevole alla esplorazione” (che si fa trivellando n.d.r.). La società autorizzata alla realizzazione dell’opera, la Erg Rivara Storage srl, società angloitaliana riconducibile, tra gli altri, al patron della Sampdoria Garrone, che nega di aver «realizzato nell’area di Rivara nessuno studio o perforazione, tanto meno con l’iniezione di gas, e di aver compiuto del “fracking“».
Il fracking consiste nell’iniettare acqua ad altissima pressione allo scopo di fratturare la roccia, allargare progressivamente la frattura e penetrare in profondità. L’acqua di scarto, trattata con lubrificanti e agenti chimici, tende normalmente a tornare in superficie ed il problema dello stoccaggio di questo residuo fluido, normalmente contaminato da polveri radioattive, è risolto attraverso la creazione di pozzi profondissimi dove l’acqua reflua viene scaricata ad altissima pressione e il problema sarebbe risolto.
Nel testo del decreto Ornaghi-Clini si individuano le due fasi che precedono l’insufflamento di gas: quella preliminare “di accertamento” che ha inizio dopo il rilascio delle autorizzazioni e la fase “di sviluppo” per la realizzazione dei pozzi di stoccaggio.
Questa seconda fase “di sviluppo” è una rinomatissima causa di terremoti, lo affermerebbe la comunità scientifica internazionale.  Infatti si legge nel Huffington Post del 9 maggio c.a.,  che lo stato dell’Ohio, che ospita 177 di questi pozzi, ha recentemente preso dei seri provvedimenti verso questa pratica, in quanto pare ormai consolidata l’idea che il trivellamento dei pozzi di stoccaggio abbia causato nella zona “una dozzina di terremoti”.  E ancora più interessante è ciò che si legge nel sito del Lamont-Doherty Earth Observatory, dipartimento di Scienze della Terra della prestigiosa Columbia University che spiega la correlazione tra il pompaggio profondo di acque reflue da fracking e terremoti pari o superiori al grado 5,0 della scala Richter, sarebbe cosa nota sin dagli anni ’60 come documentato negli eventi sismici occorsi in Arkansas, Texas, Oklahoma, e nel Regno Unito.
E’ inquietante il verificare che il recente sciame sismico ha modalità che appaiono molto simili a quelle riconducibili ad operazioni di pompaggio di acque reflue nel sottosuolo, come ad esempio la fuori uscita di metri cubi di melma grigiastra che si vedono affiorare ovunque nei comuni interessati dal sisma.
Ci auguriamo che la magistratura possa fare luce su questa “coincidenza”
Pierre S

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