venerdì 24 settembre 2010

L’OSTINAZIONE NELLA RICERCA DEL POTERE

di Umberto Berardo
Francesca ed Antonio il prossimo anno non avranno più la scuola materna nel proprio paese di montagna in cui vivono nel Molise centrale e dovranno mandare Luca, il proprio figliolo di quattro anni, all’asilo di un Comune distante otto chilometri. Il bambino dovrà viaggiare anche tra i rigori dell’inverno e con un sistema di trasporti legato a logiche di movimento nei percorsi del pullman che definire anacronistiche rischia di apparire un eufemismo. Il fratello più grande dovrà frequentare il liceo scientifico a Campobasso e dovrà percorrere allo stesso modo quasi novanta chilometri al giorno.
Giulio ha superato i venticinque anni e nel suo ambiente montano interno, nonostante la laurea in economia, non trova lavoro, perché la politica dei poli di sviluppo, incentrati unicamente sul settore industriale e su pochi centri urbani capaci di garantire feudi elettorali, non gli consente alcuna prospettiva occupazionale. Tra l’altro nella distribuzione della ricchezza la generazione adulta gli ha scippato molto e lui ne è fortemente consapevole soprattutto quando vede salire diversi uomini maturi su auto di grossa cilindrata che ostentano un benessere sproporzionato rispetto agl’impegni di lavoro nella società e che dunque godono palesemente di privilegi scandalosi.
Ulderico e Claudia vivono anch’essi in alta montagna. Avevano un’attività commerciale per la vendita di prodotti alimentari. La grande distribuzione ha letteralmente tagliato loro le gambe ed hanno dovuto chiudere. Per fortuna erano vicini alla pensione e si sono salvati in calcio d’angolo, per usare un’espressione di gergo calcistico. Sono rimasti legati al proprio paese un po’ per affetto ed un po’ per necessità; hanno curato, infatti, per otto anni in casa il papà di lei malato di Alzhaimer ed ora sono alle prese con una demenza senile della madre di lui. Nonostante le difficoltà, non hanno portato i due anziani in uno di quei luoghi di segregazione che continuiamo a chiamare elegantemente case famiglia o case di riposo, ma è stata ed è dura per loro, perché le strutture pubbliche in certi territori non garantiscono alcun supporto adeguato di assistenza psicologica, medica e sociale necessaria per anziani affetti da patologie così gravi.
Giovanna era insegnante precaria presso la scuola elementare di un plesso scolastico in un Comune in provincia di Isernia. Con le contrazioni di organico previste dalla riforma Gelmini resterà disoccupata e cercherà di trovare un’occupazione diversa in qualche città vicina o fuori regione.
Le esemplificazioni esistenziali descrivono situazioni concrete, anche se i nomi sono inventati e non hanno ovviamente alcun riferimento a persone realmente esistenti.
Chi vive in tal modo prima o poi non avrà altra scelta che quella di andare via da un ambiente isolato e privo di servizi.
Proprio oggi a tale proposito leggiamo sul sito della Diocesi di Trivento un appello del clero e del vescovo, mons. Domenico Angelo Scotti, in difesa dei territori montani del Molise: si tratta davvero di un’analisi amara sulle condizioni di vita delle popolazioni per le quali, al di là di dichiarazioni di circostanza, si sollecitano atti amministrativi concreti con l’indizione di una manifestazione per il prossimo tredici ottobre. Nella stessa diocesi poi si stanno tenendo degli incontri foraniali per riflettere insieme sul futuro possibile della regione e dell’intero Paese. È un servizio sicuramente molto utile per pensare e realizzare condizioni di vita accettabili per tutti.
È chiaro che nel Molise e soprattutto nelle zone interne si sta vivendo una situazione socio economica ormai insostenibile e che metterà in discussione la stessa sopravvivenza di tante piccole comunità, già in molti casi ridotte a riserve di anziani.
Di fronte a tale quadro l’opinione pubblica, a parte qualche sprazzo di assunzione di responsabilità sollecitato ultimamente dalle chiese locali, non si mobilita ancora a sufficienza per ottenere un’inversione di tendenza ed una programmazione razionale dello sviluppo che necessariamente deve prevedere un’occupazione soprattutto giovanile in tutti i settori di attività, da quello agricolo fino agli altri legati all’artigianato, ai servizi, al turismo, all’industria fino all’economia della conoscenza.
Per ottenere risultati in questa direzione c’è bisogno di pensare, di elaborare proposte, di confrontarle e di attuarle.
Niente di tutto questo purtroppo!
La politica nel Molise è sempre più arrovellata a disegnare strade per mantenere il potere ai soliti noti: è solo per questo che nascono nuove o pseudo aggregazioni politiche.
In taluni editoriali abbiamo visto tentativi da indovini per immaginare quale potrà essere il futuro di questo o quel personaggio politico locale, il cui fallimento è talmente palese che dovrebbe suggerire un abbandono della politica lasciando gl’incarichi amministrativi indegnamente ricoperti possibilmente a soggetti dotati di un po’ più di responsabilità , di capacità e di senso del dovere verso popolazioni cui condizioni di vita degne bisogna garantirle come un diritto costituzionale e non come un regalo clientelare.
Saremo inguaribili idealisti, ma se non si realizza immediatamente una riforma della legge elettorale a livello regionale e nazionale ed un ricambio nelle classi dirigenti, anche l’ostinazione di alcuni nella ricerca del potere sicuramente contribuirà ad allontanare dall’impegno politico e da quello elettorale molti cittadini.
Si tratta purtroppo di un trend già in atto, le cui cause non possiamo far finta di ignorare!

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